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| In poche parole, cosa gli diresti ad un orgoglioso per poterlo aiutare nella sua evoluzione?
Quando ti senti triste e vuoto non chiuderti in te stesso. Non reprimere i tuoi sentimenti credendo che così soffrirai di meno, perché succederà giusto il contrario, cioè sperimenterai una sofferenza sterile, una sofferenza che non ti porterà da nessuna parte. Cerca di vivere in armonia con quello che senti e non con quello che pensi. Sii comprensivo con chi ti sta vicino, però non farti trascinare dalle idee e dalle aspettative degli altri se non è ciò che tu senti. Non usare come scusa il danno che altre persone ti hanno fatto per giustificare la tua diffidenza ed il suo isolamento. Sii prudente da chi vuole approfittare dei tuoi sentimenti, però aperto con coloro che vanno verso di te con buone intenzioni.
E come si deve fare per non lasciarsi assorbire e allo stesso tempo, non fare del male agli altri?
Prima di tutto dobbiamo assicurarci se l’altra persona soffre per qualche nostra azione egoista o se soffre per il suo proprio egoismo, cioè per non voler rispettare la nostra volontà e libero arbitrio. Se il motivo è una nostra azione egoista, dobbiamo impegnarci e modificarla, mentre se è dovuto all’egoismo dell’altra persona sarà questa che dovrà cambiare, perché è lei stessa che provoca la sua sofferenza. Deve sapere che soffre per causa sua, anche se crede che la colpa è degli altri.
E se non vuole cambiare?
Non si può forzare una persona a cambiare, perché questo sarebbe invadere il suo libero arbitrio, indipendentemente se questo cambio gli può servire o meno. Se un’azione è forzata, non sarà mai autentica. Nessuno ha il diritto di forzare la volontà degli altri e se uno spirito è sottomesso ad un’azione egoista da parte di un’altra persona che cerca di assecondare il proprio egoismo non deve cedere alle proprie convinzioni e ai propri sentimenti.
E come posso capire, ad esempio, se ho un conflitto con qualche persona, se questa soffre a causa del suo proprio egoismo o per una mia azione egoista?
Mettiti nei panni dell’altra persona, analizza come ti sentiresti se fossi al suo posto e valuta le tue esigenze nella sua stessa situazione. Se non sei d’accordo in ciò che stai ricevendo è perché sicuramente quell’azione è ingiusta ed egoista. Se invece mantieni le stesse idee allora sarai più vicino a ciò che è corretto. Spesso capita che ci sono atti egoisti che entrambe le parti mantengono. In questo caso ognuno deve far fronte alla propria parte egoista, cercando di mantenere e affermare le sue ragioni, senza cedere all’azione egoista dell’altra persona. In poche parole, tutto si riassume in: “non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”, e “lotta perché gli altri non facciano a te ne a quelli che dipendono da te, ciò che può provocare sofferenza e danno alla volontà”.
Ho bisogno di un esempio per poterlo capire meglio.
Ok, ti farò un esempio. Immagina che una madre picchia a suo figlio, convinta che è un metodo adatto per educare, credendo che in questo modo il bambino potrà capire ed obbedire, ma senza considerare il dolore fisico e psicologico che gli può causare. Se realmente è convinta che questo sia il miglior modo, allora non avrà nessun problema che il marito con lei impieghi lo stesso metodo ed utilizzi le stesse giustificazioni della moglie nei confronti del figlio. Indubbiamente, tutti soffriamo quando siamo maltrattati e sicuramente questa donna protesterà per la sua situazione con il marito, cercando di evitare di essere picchiata, visto che per questo soffre moltissimo. La madre deve rendersi conto che se soffre, il figlio dovrà provare lo stesso dolore quando lei lo maltratta e se vuole vedere la realtà ed imparare da essa arriverà alla conclusione che è sbagliato usare la violenza, perché è causa di sofferenza, e non esiste nessun motivo che giustifichi questo gesto. Qual è la soluzione per questa donna? Rinunciare all’uso della violenza contro suo figlio, perché in questo modo vince il suo egoismo, l’affanno di piegare con la forza la volontà di un altro essere più vulnerabile e, allo stesso tempo, lottare per liberarsi dall’oppressione del marito aggressivo ed egoista, che invade in maniera violenta il suo libero arbitrio. Se l’aggressore soffre perché perde alla sua vittima, non è perché la vittima gli stia facendo del male, ma perché non vuole rinunciare al suo desiderio egoista e alla sua voglia di piegare con la forza la volontà di un altro essere. Prima dicevi che non bisogna sforzarsi troppo per soddisfare agli altri. Questo mi sembra una contraddizione, perché quando vuoi bene ad una persona fai di tutto per renderla felice ed accontentarla. È un grande errore quello di pensare che quanto più si accontenta ad una persona, più gli si vuole bene ed è una grande trappola, dove molta gente di buone intenzioni viene imprigionata. Ad una persona la si ama cercando di aiutarla, capirla e rispettarla, prima di accontentarla. È importante sapere la differenza tra aiutare ed accontentare, perché succede che quando accontenti a qualcuno, non lo stai aiutando, ma lo stai danneggiando, se quello che soddisfi è il suo egoismo e nuoci anche a te stesso se, quando compiaci, sottometti la tua volontà all’egoismo dell’altro, perché così facendo, stai perdendo la tua libertà.
E come distinguere tra aiutare ed accontentare?
Quando una persona carica sulle proprie spalle le prove e le circostanze che toccano ad un’altra, non la si aiuta, ma la si accontenta. Se agiamo in questo modo, stiamo impedendo a che vengano messe alla prova le sue capacità e contribuendo a un insabbiamento spirituale. L’autentico aiuto consiste nell’appoggiare e stimolare alla persona perché risolva lei stessa le sue prove e circostanze. Solamente così può avanzare nella sua evoluzione. Mi potresti fare un esempio, perché possa capire la differenza tra aiutare ed accontentare? Ok. Immagina due bambini di una stessa classe a cui il maestro mandò dei compiti per casa. Per entrambi questi esercizi sono noiosi, visto che preferiscono eluderli per poter giocare. Immagina che il padre del primo, per evitargli il fastidio al figlio, ma senza lasciare che torni a scuola con i compiti incompiuti, decide di farli lui stesso, lasciando che il figlio continui a giocare tranquillamente. Il secondo invece, opta a sedersi con il proprio, lasciando che sia lo stesso bambino che esegua gli esercizi, anche se questo significa negargli di giocare durante un tempo. Il primo papà è quello che accontenta, perché realizza un lavoro che il figlio considera noioso, e non lo aiuta, perché i compiti per casa sono un dovere che corrisponde al figlio necessario per la sua crescita. Questo padre sta rendendo suo figlio pigro, dipendente e capriccioso, cosicché per qualsiasi problema cercherà gli altri per risolverlo. Il secondo padre non accontenta, perché si espone con il suo gesto a che il figlio si arrabbi, visto che il bambino non vorrebbe interrompere il gioco, però lo sta aiutando, contribuendo a che il bambino impari assumendosi le proprie responsabilità.
Allora non è buono accontentare una persona a noi cara?
Non sempre. Non è buono quando per soddisfarla perdi la tua volontà e/o quando ti intrometti in prove che devono essere superate da un’altra persona, perché così facendo stai ostacolando la sua crescita spirituale.
Tornando al discorso di prima. Che progressi ha ottenuto lo spirito dopo aver superato la fase dell’orgoglio?
Lo spirito si sente più sicuro e cosciente dei suoi sentimenti e sa che deve vivere in base a quello che sente per essere felice. Si chiude meno in se stesso e per questo ha meno paura di esporsi. È quindi più aperto, più allegro, più spontaneo, più libero, con meno ostacoli verso i sentimenti, supera meglio l’ingratitudine ed è più comprensivo con il prossimo. Sente meno rancore e rabbia perché si sforza meno per accontentare, perchè non si fa assorbire e non permette che lo sottomettano facilmente. Non si aspetta di ricevere a cambio tutto l’amore che dà, ed è più aperto a dare e percepire l’amore che gli altri gli danno. Lo impressionano meno le circostanze negative ed apprezza e sfrutta meglio quelle positive.
Qual è allora la differenza più evidente tra la fase dell’orgoglio e quella successiva, cioè quella della superbia, per considerarle due fasi diverse? L’orgoglioso è capace sia di dare che di ricevere amore, ma reprime tanto una cosa come l’altra per paura di soffrire. Per questo crea una corazza “anti-sentimenti” intorno a se, una corazza chiamata orgoglio. L’eliminazione pressoché totale di questa corazza, marca il passaggio alla fase successiva. Ok, sembra che stiamo arrivando alla fine del cammino verso l’amore senza condizioni. Ancora no. Che lo spirito si sia liberato quasi completamente della repressione e delle sue paure, sopportando meglio certe azioni negative come l’ingratitudine, non significa che abbia superato completamente tutte le sue prove. Deve superare ancora una forma d’egoismo più lieve, un orgoglio avanzato: la superbia.
Potresti spiegare che cos’è la superbia e quali sono le sue caratteristiche?
La superbia è la mancanza d’umiltà, un eccesso di ciò che chiamate in modo scorretto “amor proprio”. Le due questioni principali che deve superare lo spirito in questa fase sono la mancanza d’umiltà e l’attaccamento, cioè la difficoltà di condividere l’amore di quelli che ama. Il superbo si crede molto sicuro di se, crede che non ha bisogno degli altri e si considera autosufficiente per qualsiasi cosa. Anche se è disposto ad aiutare al prossimo, raramente chiede aiuto, anche se ne ha veramente bisogno, perché il suo difetto gli fa credere che chiederlo è sinonimo di debolezza. Per questo si protegge dagli altri, cercando di nascondere le sue necessità, le debolezze e i difetti, affinché nessuno noti il suo stato d’animo e perché nessuno gli dica: cosa ti succede? Hai bisogno di aiuto? Se qualcuno se ne accorge, si innervosisce e si arrabbia, perché fa fatica ad ammettere che non è autosufficiente. Diventa diffidente, irascibile ed arrogante. Il superbo è meno suscettibile dell’orgoglioso e si sente meno ferito quando viene trattato con ingratitudine o quando si sente ingannato o calunniato, ma diventa arrogante e irascibile in quelle situazioni in cui si sente impotente, in quelle situazioni in cui non può agire in base a quello che aveva previsto. Ad esempio, uno quando è disprezzato o deriso da qualcuno al quale sta cercando di capire o aiutare, diventa irascibile e arrogante, potendo rispondere con frasi del tipo: “tu non sai chi sono io”, “come ti permetti?” o “chi ti credi di essere per parlarmi in questo modo?”. Questa difficoltà ad accettare l’ingratitudine e la calunnia è dovuta ad una mancanza d’umiltà. Questo lo porta a comportarsi diversamente con gli altri perché li giudica e li classifica. Se non è capace di riconoscere il suo difetto e superarlo, la diffidenza prenderà il sopravvento e quando alcune persone gli si avvicineranno per chiedergli aiuto, i suoi pregiudizi lo porteranno a difendersi da queste persone, decidendo di non aiutarle secondo le loro necessità, ma in funzione alla diffidenza, alla paura e alla protezione che sente nei loro confronti. In questo modo non si può essere giusti ed equi. Il superbo si crede autosufficiente, ma in verità per essere felice, anche se gli è difficile riconoscerlo, necessita amare e sentirsi amato come qualsiasi altra persona. Per questo, la sua convinzione di autosufficienza crolla nel momento in cui sente insicurezza nei sentimenti. Questo timore di perdere l’amore che pensava fosse sicuro, gli fa sentire diffidenza, tristezza, disperazione e impotenza. Questo succede perché soffre ancora d’attaccamento, cioè la difficoltà di condividere l’amore di coloro che ama.
Mi sembra una reazione abbastanza normale. Tutti abbiamo paura a perdere una persona a noi cara. Non è forse così?
Se avessi sperimentato l’amore senza condizioni, non soffriresti questo attaccamento emozionale, ne avresti nessun tipo di timore, perché sapresti che l’autentico amore non si perde mai.
E come si supera la fase della superbia?
Amando, capendo ed evitando di agire in base a ciò che detta il difetto. La superbia diminuirà nella stessa proporzione con cui lo spirito sviluppi l’umiltà e il distaccamento emozionale. Entrambe le qualità si sviluppano con la pratica dell’amore verso il prossimo, attraverso l’aiuto sincero e disinteressato degli altri. Se il superbo, per timore a soffrire delusioni ed umiliazioni, si vieta di dare un aiuto che è capace di dare, alimenterà il suo difetto e rimarrà insabbiato. Però se vince i suoi timori e pregiudizi, e si lascia trascinare per quello che sente, evolverà.
E qual è l’origine dell’egoismo dal punto di vista evolutivo? Mi spiego meglio. In che fase d’evoluzione appare l’egoismo?
L’egoismo è una continuazione dell’istinto di sopravvivenza animale ed incomincia nel momento in cui lo spirito inizia a decidere da solo, a sperimentare con il suo libero arbitrio. Lo spirito che entra nella fase dell’evoluzione umana a ha appena incominciato ad allenare la sua capacità di libero arbitrio. Anche se dimostra uno sviluppo incipiente dell’intelligenza, dovuto al suo scarso sviluppo emozionale, le sue decisioni sono ancora molto influenzate dagli istinti, tra il quale domina l’istinto di sopravvivenza. L’evoluzione ci rende indipendenti totalmente dagli istinti e cerca un suo proprio cammino deciso con la volontà, attraverso lo sviluppo del sentimento.
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