| Arcangelo Arcangelo è un tipo di angelo, presente nel Cristianesimo, nell'Ebraismo e nell'Islam.
L'etimo deriva dal latino "archangelus" (in greco antico: ἀρχάγγελος, archànghelos), composto dalle parole greche αρχειν, "àrchein", comandare e αγγελος, "àngelos", angelo (la traduzione letterale è "messaggero"). Nella tradizione giudeo-cristiana vi sono sette arcangeli, ma non c'è accordo sui loro nomi. Non ci sono espliciti riferimenti agli arcangeli nei testi canonici della Bibbia Ebraica (Vecchio Testamento). Solitamente si trovano menzioni più generali ad angeli, a partire dal Pentateuco in cui compaiono nelle storie di Abramo (che incontrò tre angeli presso il luogo detto "le Querce di Mamre", che gli annunciarono la nascita del figlio tanto atteso, Isacco), di Giacobbe (che lottò con Dio e in quella stessa notte ricevette da Dio un nuovo nome, Israele, che in aramaico significa "forte con Dio") e di Lot (che fu avvertito da un angelo riguardo agli impedimenti per la costruzione delle città di Sodoma e Gomorra), per poi intensificare la loro presenza nei libri più tardi come quello di Daniele.
I sette arcangeli (o angeli sempre alla presenza di Dio) compaiono nel libro di Tobia (che non è canonico per ebrei e protestanti, ma lo è per cattolici e ortodossi). Secondo il libro di Tobia 12,1.5-15,20: "…allora l'angelo disse loro in segreto: ”Benedite il Dio del cielo e lodatelo davanti a tutti i viventi, perché egli ha usato con voi la Sua misericordia. È bene tenere nascosto il segreto del re; ma è degno di lode rivelare e proclamare le opere di Dio. Buona cosa è la preghiera unita al digiuno, e assai meglio è fare l'elemosina che accumulare tesori; l'elemosina infatti libera dalla morte, purifica dai peccati e fa trovare la misericordia e la vita eterna. Quelli che commettono il peccato e l'iniquità sono nemici della loro stessa vita. […] E proprio poiché tu eri gradito a Dio, fu necessario che la tentazione ti mettesse alla prova.[…] Io sono l'angelo Raffaele, uno dei sette che stanno davanti al Signore. È ormai tempo che io torni a Colui che mi ha mandato; voi dunque benedite Dio e fate conoscere a tutti le Sue meraviglie”.
I primi riferimenti agli arcangeli si hanno nella letteratura del periodo inter-testamentale[1].
Secondo il Rabbino Simeone ben Lakish di Tiberias (230-270), tutti i nomi specifici degli angeli furono introdotti dai giudei della Babilonia[2].
Per la tradizione rabbinica, il Qabbaláh, e secondo il libro di Enoch[3], il numero usuale degli arcangeli è almeno sette, che sono gli angeli focali. I tre più alti arcangeli sono comunemente identificati come: Michael, Raphael e Gabriel. C'è invece confusione nelle fonti, riguardo agli altri arcangeli: Uriel, Sariel, Samael, Raguel, Remiel, Zadkiel, Jophiel, Haniel e Chamuel. Nel Cristianesimo
Il Nuovo Testamento parla molto raramente di angeli, e fa solo due riferimenti a un arcangelo: chiamato Michele in Giuda 1:9 e innominato I Tessalonicesi 4:16, dove la «voce dell'arcangelo» è sentita al ritorno di Cristo. Alla luce di Mt 24,31 dovrebbe trattarsi sempre di Michele, costantemente considerato capo degli angeli nel resto delle Sacre Scritture (cfr. Dn 10 e Ap 12,7). Contrariamente alla credenza popolare, Gabriele non è mai chiamato arcangelo nei Vangeli. Icona cristiano-ortodossa dei sette arcangeli. Da sinistra a destra: Jehudiel, Gabriel, Sealtiel, Michael, Uriel, Raphael, Barachiel. Sotto la mandorla di Cristo sono rappresentati Cherubini e Serafini.
I teologi cristiani, sia cattolici che protestanti, sono concordi nell'identificare, nell'Antico Testamento, l'Angelo del Signore (al singolare) come una prefigurazione del Cristo; quindi una teofania[4].
A partire dall'VIII secolo la Chiesa cattolica consente la venerazione e invocazione dei soli arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele[5]; in passato era molto diffusa l'invocazione di Uriel ("Fuoco di Dio") come quarto arcangelo, ma fu esplicitamente proibita nel Concilio di Aquisgrana. Gli Ortodossi menzionano "sette arcangeli": Uriel è incluso e gli altri tre più spesso citati sono Sealtiel ("Intercessore davanti a Dio"), Jehudiel ("Ricompensatore") e Barachiel ("Lode di Dio").
I nomi dei sette arcangeli ricomparvero in Occidente nel 1516, quando il sacerdote Antonio Lo Duca riscoprì le loro immagini nella volta della Cappella Palatina di Palermo, con i loro nomi, i loro motti e i loro attributi. Ciò determinò un ampio, ma temporaneo, interesse devozionale, che determinò nel 1523 la fondazione a Roma della confraternita dei Sette Arcangeli, a cui aderì anche l'imperatore Carlo V d'Asburgo. Il culto, destinato ad essere soppiantato dal culto per l'Angelo Custode, si diffuse anche in altre città. Ad esempio nella Cappella Metropolita del Duomo di Siracusa in quella che ora è l'attuale Cappella del Crocefisso, ma sino al XVII secolo era l'abside meridionale, i fedeli avevano l'usanza di offrire ai sette Arcangeli sette monete e collocare sette ceri mentre facevano le loro richieste; curiosamente San Geudiele era invocato affinché non mancasse mai il benessere.
La preghiera ai "Sette Arcangeli" (traduzione della scritta sulla lapide presso l'altare della Cattedrale di Città del Messico): I tre Arcangeli, di Marco d'Oggiono
"Oh Signore che creasti gli Angeli e Arcangeli affinché ti servissero e adorassero, e hai dato loro la missione di proteggerci e aiutarci a compiere la Tua volontà, fai che non ci manchi mai la loro protezione, consolazione e il loro aiuto. Allontana con la loro presenza le insidie del nemico e la presenza del maligno. Santi Arcangeli Michele, Gabriele, Raffaele, Uriel, Sealtiel, Jehudiel e Barachiel pregate per me. Amen". Culto nelle chiese protestanti
Alcuni Protestanti vedono Michele come l'unico arcangelo, il solo esplicitamente descritto come tale nel canone Protestante della Bibbia[6]. Altri invece ritengono che oltre a Michele, ci sia anche Gabriele che annunciò a Maria che avrebbe partorito un figlio, il figlio di Dio.
Poiché la Bibbia protestante non menziona Raphael, i Protestanti non lo considerano un Arcangelo. Raffaele, infatti, è menzionato nel solo libro di Tobia, uno dei libri deuterocanonici. Nel racconto, Raffaele arriva ad aiutare Tobi, curando la sua cecità, e suo figlio Tobia, guidandolo e salvandolo da un demone che voleva ucciderlo. Raffaele gioca altresì un ruolo molto importante nel libro di Enoch.
Le Chiese Avventiste identificano Gesù con l'Arcangelo Michele. Da questo punto di vista, Michele è il primo e più grande di tutte le creature di Dio. Questo, semplicisticamente, è motivato dalla Bibbia che menziona solo un arcangelo per nome, Michele appunto, e dalla Prima lettera ai Tessalonicesi (4:16), in cui san Paolo dice riguardo Gesù: «Perché il Signore scenderà dal Cielo con un comando, e con la voce di un arcangelo».
In quest'ottica, arcangelo significherebbe capo degli angeli piuttosto che capo angelo, e come questo titolo sarebbe vicino al «Principe» che usa Daniele[7]. Nell'Islam Israfil (Iraq, 1280)
Nell'Islam gli arcangeli includono Michael o Mikail (arcangelo della sostanza), Gabriel o Jibril (arcangelo della rivelazione, che porta il Corano a Maometto), e Azrael o Ezrail (angelo della morte) - un nome comune; comunque sia, mai menzionato nelle scritture. I nomi che sono menzionati includono l'angelo della morte o Malak-al Maut, Israfil o Israfil (arcangelo che è riferito al giorno del Giudizio), Malik (il custode degli Inferi), Munkar e Nakir (angeli dell'interrogazione, che interrogheranno le anime dei morti riguardo alla loro vita prima della morte) e Radwan (il custode del Cielo). Raqib o 'Atid è l'angelo che tiene i ricordi della vita di ogni persona, che sia buona o cattiva. Israfil e Ezrail non sono mai menzionati nel Corano, come del resto Nakir e Munkar, mai menzionati come arcangeli sia nel Corano che in altre scritture islamiche; è però enfatizzato nei testi islamici come gli angeli siano senza sesso. Altre tradizioni
Gli esoteristi a volte associano gli arcangeli alla tradizione Kabbalistica e alle varie stagioni ed elementi, o anche ai colori. In alcune cerimonie magiche i quattro arcangeli maggiori (Michele, Gabriele, Raffaele e Uriele) sono invocati per le quattro direzioni, e corrispondono a colori associati a proprietà magiche. I quattro principali arcangeli sono anche associati alle quattro stagioni: Raphael (primavera), Uriel (estate), Michael (autunno) e Gabriel (inverno).
Negli insegnamenti di Rudolf Steiner, ci sono quattro spiriti che appartengono al livello gerarchico degli arcangeli. In generale, i loro compiti sono di ispirare e proteggere grandi gruppi di persone, come nazioni, popolazioni o gruppi etnici; essi perciò sono chiamati anche spiriti del popolo.[8] Ciò li distingue dagli angeli, che invece si occupano dei singoli individui (angeli custodi) o dei piccoli gruppi.
Non sempre gli arcangeli sono stati considerati "buoni" nelle tradizioni esoteriche, e qualcuno arriva a indicarne alcuni come collaboratori di Ahriman/Satanael. Steiner sostiene ad esempio che esistono, oltre a quelli regolari, anche arcangeli «irregolari» a cui è stato affidato il compito di ostacolare l'evoluzione dell'umanità anziché favorirla, per indurla a sviluppare il libero arbitrio; per questo essi si sono come «sacrificati», rinunciando ad evolversi secondo il normale processo di elevazione lungo i gradi della gerarchia degli angeli, e diventando degli esseri irregolari, fermi allo stadio di arcangeli.[8]
Il loro scopo sarebbe quello di alienare l'umanità dal mondo spirituale, promuovere il materialismo, e incoraggiare l'uso esclusivo della mente, negando il ruolo delle emozioni e dei sentimenti umani. Spesso la comprensione tradizionale e religiosa, ma a volte anche quella esoterica, dei livelli di coscienza angelici o "arcangelici" si limita a catalogare tali entità entro le comuni categorie dualistiche del bene/male. Vi sono tuttavia modi diversi di interpretare tale differenza di moralità, cercando di spiegare il paradosso del male entro un orizzonte metafisico come quello della teodicea, o con la distinzione tra angeli regolari ed irregolari proposta da Steiner.
Nell'arte, gli Arcangeli sono spesso rappresentati con grandi ali contenenti molti occhi. Alcuni dei più rappresentati sono Gabriele, Michele, Raffaele, Metatron e Uriel.
Quanti sono realmente gli Arcangeli ?
sette-arcangeli
La tradizione cattolica ci impone di venerare i tre Arcangeli: Gabriele, Raffaele e Michele. Essi sono tra gli angeli i soli mediatori tra l’essere umano e Dio, ma in realtà nel principio dei tempi non era proprio così: durante la storia ci si è dimenticati che gli Arcangeli in realtà sono sette e che esistevano delle preghiere apposite per ognuno di essi.
Il motivo di questo decadimento delle figure di Uriele, Sealtiele, Barachiele e Geudiele è giustificabile sia da un punto di vista delle scritture, sembra infatti che questi quattro arcangeli appaiano solamente in Vangeli Apocrifi ed in qualche Bibbia ortodossa, sia da un punto di vista storico, nel concilio di Roma del 745 d.c. la Chiesa decise che i cristiani non dovessero pregare altri angeli all’infuori di Gabriele, Michele e Raffaele.
Fino a quel momento i sette arcangeli venivano rappresentanti all’interno delle Chiese, poi, probabilmente a causa della disputa sull’iconoclastia avvenuta tra il VII ed il IX secolo d.c., la maggior parte di queste rappresentazioni o statue vennero distrutte indiscriminatamente. L’esistenza dei quattro arcangeli venne affidata alla tradizione orale e l’unica testimonianza del culto precedente è rimasta nella Chiesa di San Michele a Chieti dove permangono le statue di tutti e sette gli arcangeli.
Nella Bibbia c’è un solo accenno al numero degli arcangeli, fatto dall’Arcangelo Raffaele che quando si presenta dice: “Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che sono sempre pronti ad entrare alla presenza della maestà del Signore”. Le uniche descrizioni risalgono appunto a Vangeli apocrifi ed è dunque difficile comprendere la funzione dei quattro angeli scartati. Di seguito cercheremo in breve di descriverli in base a ciò che rimane di loro in comunità che ancora li venerano.
Uriele: di lui si sa meno che degli altri, si narra che abbia salvato un giovane Giovanni Battista dalla furia di Erode e che sia colui che ha annunciato a Mosè il diluvio universale.
Barachiele: angelo dell’aiuto e della benedizione divina secondo la tradizione combatte la tiepidezza nelle questioni di fede, l’accidia e la superficialità. Nel libro Enoch è rappresentato come un principe con al sevizio un esercito di spiriti.
Geudiele: è il protettore dei lavoratori, specie se questi lavorano per la grazia divina, non è insolito che gli ortodossi lo preghino per risolvere questioni lavorative irrisolte. Nella tradizione questo angelo combatte lo spirito della gelosia e dell’invidia.
Sealtiele: questo angelo combatte l’intemperanza e la smodatezza, protegge i fedeli dagli istinti omicidi e li riunisce in preghiera.
Edited by (((claudio))) - 22/8/2017, 22:34Perché la Chiesa ricorda solo tre Arcangeli? La risposta è molto semplice: l'arcangelo Uriel ha solo un difetto, quello di non essere citato nei testi canonici della Sacra Scrittura, ragione per la quale non risulta nella celebrazione liturgica della Chiesa Cattolica. In effetti essa ha ritenuto il nome di solo quegli angeli che espressamente sono citati come tali e con i loro nomi dai testi biblici. Ricordiamo quindi Michele (chi è come Dio?) che compare nella Bibbia sia nell'AT che nel NT. In Daniele 10,13.21 e 12,1 e poi nella lettera di Giuda, versetto 9 e in Apocalisse 12,7. Dai testi si evince la sua grande importanza, ed è in particolare il grande oppositore del diavolo, da cui la devozione particolare che gli è tributata. Il secondo è Gabriele (forza di Dio) che è incaricato da Dio per spiegare le visioni a Daniele (8,16 e 9,21) e in seguito nel NT di dare l'annuncio della nascita di Giovanni Battista a suo padre Zaccaria (Lc 1,19) e di Gesù stesso a Maria (Lc 1,26). Infine abbiamo Raffaele (medicina di Dio) che troviamo solo nel libro di Tobia (9 volte però) che accompagna le vicende travagliate con esito felice di Tobia stesso. Di lui però non si fa menzione nel NT.
Il nostro lettore tuttavia non si inganna nel ritenere che gli arcangeli siano quattro, o almeno secondo una consolidata tradizione apocrifa ebraica. Nel Libro di Enoc (nella sua versione etiopica) al capitolo 9 sono citati i nomi di quattro angeli: Michele, Uriel, Raffaele e Gabriele. Ma al capitolo 20 diventano sei in questo ordine: Uriel, Raffaele, Raguel, Michele, Sariel e Gabriele, ognuno con un suo ufficio. In una seconda sezione dello scritto il veggente apprende il nome degli angeli che stanno ai quattro lati del Signore: Michele, Raffaele, Gabriele e Phanuel. Phanuel quindi o è un altro nome di Uriel, oppure un settimo arcangelo.
Uriel (che significa Luce di Dio) compare anche nel IV Libro di Esdra come l'angelo mandato da Dio per rispondere a tutte le domande di Esdra. Egli inoltre è identificato nei vari scritti apocrifi come uno dei cherubini posti a controllo del paradiso terrestre (Gen 3,24), oppure con l'angelo che lotta contro Giacobbe (Gen 24), o ancora colui che controlla le porte degli israeliti in Egitto nella strage degli figli primogeniti (Es 12,13). Sono tutti casi nei quali si è voluto identificare in qualche modo l'iniziativa di Dio dando un nome significativo all'angelo preposto inviato o che "rappresenta" il Signore stesso.
La Chiesa cattolica, senza reprimere necessariamente queste tradizioni, si è vista costretta però nei secoli (soprattutto nel Medioevo) ad arginare la fantasia e l'improprio uso - fino alla chiara superstizione se non occultismo e satanismo - di queste tradizioni, prescrivendo il culto e la venerazione dei soli tre arcangeli citati espressamente dalla Bibbia. Questo conferma la grande regola della Chiesa Cattolica che tutte le singole tradizioni vanno vagliate e verificate nel confronto e accordo con l'attestazione privilegiata della divina Rivelazione che è la Sacra Scrittura canonica.
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