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| Scoppiai a piangere mentre guardavo sommarsi a poco a poco il corpo della mia amica. Il marito, la figlia, la sorella ed io le dicemmo addio. Alle 11 di sera dissi ai suoi famigliari che sarei tornata l'indomani mattina. Mi avvicinai al capezzale di Rose e le sussurrai quanto era stata importante per me la sua amicizia. Poi, anziché andarmene, ubbidii all'impulso di tornarmene alla finestra e sedermi di nuovo sul davanzale. Nella stanza si udiva il rumore di fondo della televisione, mentre tutti noi eravamo la seduti, persi nei nostri pensieri. Poi, con voce chiara e forte, sentii Rose pronunciare il mio nome come era solita fare anni prima. Stentare a credere alle mie orecchie guardai verso il letto elettrizzata, e mi chiesi dove avesse trovato la forza di parlare mi chiesi perché nessuna delle persone presenti nella stanza si stesse rallegrando di quanto era appena successo. Ma poi vidi che Rose era ancora in coma. Mi sedetti, cercando di capire cosa fosse successo eppure mi sembrava di essere lucido di mente, non stavo avendo le allucinazioni! Mi chiesi se qualcuno in corridoio avesse chiamato una persona che aveva il mio stesso nome, ma l'orario delle visite era terminato e fuori non c'era anima viva. Guardai uno a uno i membri della sua famiglia, ma nessuno pareva aver udito ciò che avevo udito io. Così, evitai di parlarne. Rimasi a guardare la mia amica mentre il suo respiro si faceva sempre più corto. CONTINUA...
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