SOGNI NEGLI OCCHI

UN POSCRITTO INASPETTATO

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 18/10/2020, 09:33
Avatar

Senior Member

Group:
Administrator
Posts:
28,483
Location:
Centro

Status:


Un poscritto inaspettato




Walton_reconstitution_



Mentre questo libro è già in corso di stampa (*) si è verificato un avvenimento di tale importanza che lo registro immediatamente per inviare queste righe all'editore.

(*) L'edizione americana, la cui pubblicazione precedette quella inglese (N.d.C.).

Per tutta la giornata di ieri, 24 aprile, i soliti visitatori domenicali di Palomar Terraces hanno continuato ad affluire numerosi come al solito, dalle prime ore del mattino fino a tarda sera. Mentre parlavo con loro, mi rendevo conto progressivamente che mi veniva annunciato un imminente incontro con i Fratelli. Era già tardi quando l'ultima coppia se ne è andata, e mi sono ritirato in camera mia, cercando di dormire ma senza riuscirvi. Poco dopo l'impulso di alzarmi e di andare in città è diventato cosí intenso che ho compreso che dovevo partire senza indugio.

Durante la lunga corsa verso la città, mi sono domandato se stava per venire esaudita una richiesta che avevo formulato nel corso del nostro ultimo incontro. Avevo chiesto se mi potevano permettere di scattare fotografie all'interno di una nave spaziale, per fornire ulteriori prove sia a coloro che credono che a quelli che dubitano. Oltre a darmi l'impressione che la cosa poteva non essere facile quanto credevo, uno dei Fratelli aveva fatto un commento che io sapevo verissimo. « Anche se ci riuscissimo », aveva detto, « dubito che potrebbe convincere gli scettici incalliti, perché gli uomini della Terra hanno tuttora una concezione troppo falsata degli altri pianeti e delle condizioni che vi regnano ».

Tuttavia, io avevo continuato a sperare...

Mi sono recato al solito posto, e sono stato accolto da un uomo al quale ero stato presentato nel corso di un precedente incontro, e che era venuto per sostituire un Fratello ritornato sul suo pianeta. Senza indugio, mi ha condotto in macchina in una località deserta, dove ci stava aspettando un Ricognitore, identico a quello che avevo visto la prima volta. Quando siamo saliti a bordo del piccolo apparecchio, ho dato un'occhiata al mio orologio ed ho visto che erano esattamente le 2 e 30 del mattino. Dopo avermi salutato, il pilota mi ha chiesto se avevo portato con me la macchina fotografica. L'avevo portata! Era una piccola Polaroid che avevo acquistato da poco tempo. Il pilota non ne aveva mai vista una, e mi ha pregato di spiegargliene il funzionamento (*).

(*) (Questa spiegazione relativa alla Polaroid è stata inclusa su richiesta di Lord Dowding, in seguito ad una lettera a George Adamski, perché « gli inglesi non conoscono questo tipo di macchina fotografica »).

La Polaroid ha un rotolo di pellicola per otto istantanee. Sviluppa la fotografia un minuto dopo che è stata scattata. Dentro la macchina c'è un piccolo contenitore sigillato fissato all'estremità di ogni pellicola, e quando questa si svolge su di un piccolo perno metallico all'interno della macchina stessa, la sostanza che sviluppa la pellicola si spande sull'inquadratura appena impressionata. Dopo un minuto, la foto è perfettamente stampata e può venire estratta. Ma bisogna stampare e rimuovere ogni fotografia prima di poterne fare un'altra.


Le quattro fotografie di Orthon e di Adamski che guardano attraverso gli oblò dell'astronave-madre furono sviluppate a bordo del Ricognitore, mentre le due scattate a bordo dell'astronave-madre furono sviluppate sul posto.

Lo sfondo delle fotografie è costituito dall'astronave-madre. Le parti chiare sono la porzione dell'astronave-madre sulla quale si rifletteva la luce del Ricognitore mentre questo veniva manovrato nel tentativo di ottenere buone immagini.

E un po' come se una persona stesse a due metri di distanza da una finestra, in una stanza non illuminata di una casa buia, in una notte completamente tenebrosa. Nel tentativo di fotografare quella persona, si avvicina il flash per illuminarla. Ma non si potrebbe ottenere una foto dell'intera casa, bensí esclusivamente di quella parte illuminata dal flash. (Nota dell'Editore americano).

« Questo incontro è stato organizzato appositamente per esaudire la sua speranza di realizzare le foto di cui ci ha parlato l'ultima volta che ci siamo incontrati », ha detto il pilota. « Non possiamo garantire nulla, per ragioni che le appariranno chiare in seguito, ma tenteremo di ottenere una foto della nostra nave con lei a bordo. Sarebbe abbastanza semplice, se potessimo servirci del nostro metodo di fotografia, ma per i suoi scopi sarebbe inutile. Le nostre macchine fotografiche e le nostre pellicole sono interamente magnetiche, e sulla Terra non esistono apparecchi capaci di riprodurre tali immagini. Perciò dobbiamo usare la sua macchina e vedere che cosa riusciamo ad ottenere ».

Ero cosí occupato a spiegargli il funzionamento della macchina fotografica che non mi sono accorto che ci stavamo muovendo, fino a quando l'uomo che era venuto a prendermi ha esclamato: « Siamo arrivati! ».

Alzando gli occhi, ho visto che il portello del Ricognitore si stava aprendo. Allora, con mia grande sorpresa, mi sono accorto che eravamo atterrati sopra ad una piccola astronave-madre. Dico « piccola » perché era meno grande delle altre. Il portello dal quale di solito i Ricognitori entravano era perfettamente visibile, ma il mio amico è uscito e mi ha fatto cenno di seguirlo. Abbiamo camminato sull'astronave-madre, passando davanti al grande portello, dirigendoci verso uno piú piccolo che si è aperto quando ci siamo avvicinati. Questa è stata un'altra sorpresa, perché non immaginavo che vi fossero aperture del genere nelle astronavi-madre. C'era un ascensore: e ho avuto la bella sorpresa di vedere che sulla piattaforma stava Orthon. Al suo invito, sono entrato insieme a lui. L'uomo che mi aveva condotto fin lí è ritornato al Ricognitore, dove c'era il suo compagno al quale avevo lasciato la macchina fotografica.

Questo ascensore era simile al montacarichi della grande astronave saturniana, descritto al Capitolo 8. Siamo scesi al centro della nave, dove vi era una fila di oblò perfettamente visibili, su entrambi i lati dell'enorme apparecchio. Qui l'ascensore si è fermato e noi siamo scesi. Orthon mi ha spiegato che si sarebbe messo davanti ad uno degli oblò, mentre io dovevo mettermi davanti ad un altro, mentre gli uomini rimasti a bordo del Ricognitore avrebbero cercato di fotografarci. Intanto il Ricognitore si era portato ad una certa distanza.



continua...
 
Web  Top
view post Posted on 24/10/2020, 20:24
Avatar

Senior Member

Group:
Administrator
Posts:
28,483
Location:
Centro

Status:


Ho notato che gli oblò di quell'astronave-madre erano doppi, e che tra il vetro esterno e quello interno c'era uno spazio di circa due metri. Noi eravamo in piedi dietro ai vetri interni, e non potevo fare a meno di chiedermi come si poteva sperare di ottenere buone fotografie, con quella macchina minuscola, attraverso tutto quel vetro!

Nello spazio è molto difficile calcolare le dimensioni e le distanze, perché non ci sono termini di paragone, mi è però sembrato che il Ricognitore stesse librato ad una trentina di metri dalla nave piú grande. Dalla parte superiore (*) il Ricognitore irradiava un raggio di luce fulgidissima verso l'astronave-madre. Qualche volta il raggio era più intenso, qualche volta meno. Come mostrano le fotografie, a bordo del Ricognitore stavano cercando la luce più adatta per riprendere l'astronave e nello stesso tempo penetrare attraverso gli oblò, in modo da ritrarre me ed Orthon.

Mentre questo avveniva, la radiazione dell'astronave-madre e del Ricognitore era stata ridotta al minimo. In seguito sono venuto a sapere che gli uomini erano stati costretti ad applicare una specie di filtro sulla macchina fotografica e sulla lente per proteggere la pellicola dall'influenza magnetica della grande nave. Era solo un esperimento iniziale e, come si vede chiaramente dalle fotografie, sono state tentate distanze e intensità di luce diverse.

A questo punto devo riconoscere di avere molto rimpianto il fatto di avere dimenticato, partendo da casa in fretta e furia, di prendere con me altre pellicole. Questo ha causato gravi difficoltà per i Fratelli, perché lasciava uno stretto margine al metodo di « prova ed errore » cui erano costretti a ricorrere. Mentre lavoravano con la mia macchina fotografica, ne studiavano attentamente i risultati. Forse riusciranno ad apportare qualche miglioramento che, in futuro, potrà dare fotografie più ricche di particolari.

E' trascorso un certo tempo prima che un segnale del Ricognitore ci avvertisse che stavano ritornando all'astronave-madre. Ho guardato l'ascensore mentre saliva; il portello si è aperto, e l'ascensore è ritornato al nostro livello. Ne è uscito il pilota del Ricognitore, con la mia macchina fotografica tra le mani. Ci ha raggiunti e ha riferito che, sebbene ritenesse assai mediocri quelle fotografie, aveva avuto parzialmente successo e aveva tenuto in serbo le ultime due per fotografare l'interno dell'astronave-madre.

Poiché ormai io mi aspettavo un risultato pessimo, sono rimasto piacevolmente sorpreso dalle foto che mi ha mostrato (*).

Mentre ci dirigevamo verso la parte anteriore dell'astronave, ho visto una parete che scivolava via, e rivelava un'apertura, molto simile ad una galleria. In fondo alla galleria c'era una piccola camera, dove due piloti sedevano dietro i comandi.

Poiché l'estremità dell'astronave era trasparente e i grafici splendevano, c'era molta luce, ed io speravo di ottenere un'ottima fotografia. Tutte le luci della stanza in cui ci trovavamo sono state spente, lasciandola quasi completamente al buio. Ma i due tentativi sono stati inutili, a causa della grande energia magnetica dell'astronave, assai superiore a quella del Ricognitore.

Una cosa, comunque, è provata. Senza un sistema di filtri non ancora inventato, è impossibile ottenere fotografie chiare all'interno di un'astronave. Quando ho chiesto se una macchina fotografica migliore, con un obiettivo piú sensibile, avrebbe ottenuto risultati migliori, mi è stato risposto che è molto improbabile ottenere un notevole miglioramento, dato il tipo di pellicola impiegato.

Quando abbiamo finito di scattare le ultime due foto, le luci all'interno dell'astronave si sono riaccese. Siamo ritornati tutti e tre all'ascensore e siamo risaliti all'esterno dell'astronave. Quando il portello si è aperto, ho visto che il Ricognitore era tornato a posarsi. Orthon mi ha toccato la mano in un saluto di commiato, e il pilota del Ricognitore ed io siamo ritornati a bordo dell'apparecchio che ci aspettava. Appena siamo entrati, il portello si è chiuso silenziosamente alle nostre spalle e siamo partiti immediatamente.

Mi è impossibile giudicare a quale distanza ci trovassimo dalla Terra, ma dal momento in cui l'abbiamo lasciata al momento del nostro ritorno è trascorso un po' più di due ore e mezzo.

Tornati sulla Terra, il mio amico ed io ci siamo congedati dal pilota e ci siamo avviati verso il punto in cui avevamo lasciato la macchina. Poco prima delle sette del mattino, il mio compagno mi ha lasciato davanti all'entrata di casa mia. Per quanto lo abbia invitato a fermarsi per prendere un caffè e fare colazione, mi ha ringraziato e ha declinato l'invito, spiegandomi che non poteva arrivare in ritardo al lavoro: infatti si era impiegato per la durata del suo soggiorno sulla Terra.

Per concludere, mi sia permesso di dire questo: mi rendo perfettamente conto che vi saranno molti tentativi di screditare queste fotografie. Ma questo non mi turba. Ciascuno è libero di credere o di non credere le affermazioni suffragate dalle fotografie e contenute in questo libro. Ma ciascuno deve rendersi conto che le sue conclusioni personali non modificano minimamente la realtà. Per trovare conferma, è sufficiente sfogliare le pagine della storia di un qualunque anno di qualunque epoca. Nella sua concezione grossolana, la mentalità terrestre ha sempre considerato piú facile beffarsi delle nuove meraviglie che riconoscere i limiti della propria conoscenza dei miracoli che attendono di venire scoperti nell'Universo sconfinato.

Ai Fratelli degli altri mondi, che sono esseri umani come noi, io sono molto riconoscente per ciò che mi hanno mostrato ed insegnato. E lo riferisco ai miei fratelli di questo mondo, sapendo che molti di loro sono già pronti. Come sempre, gli scettici devono aspettare quella che sarà anche per loro la prova inconfutabile del fatto che lo spazio è stato conquistato dai popoli venuti da pianeti molto più progrediti del nostro.



George Adamski

 
Web  Top
1 replies since 18/10/2020, 09:33   119 views
  Share