SOGNI NEGLI OCCHI

L’UCCELLO DI FUOCO E VASSILISSA LA PRINCIPESSA

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view post Posted on 25/4/2024, 06:30
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L’UCCELLO DI FUOCO E VASSILISSA LA PRINCIPESSA ( Fiaba Russa)


C’era una volta, in un lontano reame, uno Zar molto forte e potente. Al servizio dello Zar vi era un giovane arciere e costui possedeva un cavallo assai valente. Un giorno, mentre l’arciere era a caccia, vide lungo il sentiero, una bellissima piuma d’oro dell’uccello di fuoco. Immediatamente il suo cavallo gli consigliò di lasciarla stare e di non prenderla, altrimenti avrebbe passato un brutto guaio, ma quello, attirato dalla fiamma che splendeva attraverso la piuma, pensò che se l’avesse raccolta e regalata allo Zar, ne avrebbe di certo guadagnato un premio. Così, ignorando il suggerimento del fidato cavallo, la raccolse e la portò allo Zar per fargliene dono e quello apprezzò tantissimo il regalo. Lo apprezzò talmente tanto che pretese che il giovane arciere gli portasse, oltre la piuma d’oro, anche l’uccello di fuoco altrimenti, con la sua spada, gli avrebbe mozzato la testa.
Il giovane sprovveduto, corse immediatamente a piangere dal suo cavallo che lo sgridò per non averlo ascoltato, ma gli disse pure di non preoccuparsi, poiché quel problema lo avrebbero risolto, anche se i veri guai sarebbero giunti in seguito, poi gli suggerì di chiedere allo Zar di spargere, per il giorno seguente, cento sacchi di grano, lungo tutti i campi e lo Zar fu ben lieto di acconsentire a quell’insolita richiesta. L’indomani, all’alba, arciere e cavallo si recarono sui campi e, mentre l’animale venne lasciato libero di pascolare, egli si nascose dietro il tronco di un albero e, dopo un po' , ecco giungere l’uccello di fuoco che, sceso sul campo, iniziò a cibarsi dei chicchi di grano. Distratto com’era dal cibo, non si accorse per tempo del cavallo che gli si avvicinò e gli piantò uno zoccolo sull’ala, schiacciandolo contro il terreno e impedendogli qualsiasi movimento, in maniera tale che l’arciere, uscito da dietro il tronco, poté catturarlo facilmente con una rete e delle corde, grazie alle quali lo imprigionò e lo portò allo Zar, molto felice e soddisfatto che il giovane avesse portato a compimento l’incarico.
E siccome era stato tanto bravo da riuscire a catturare l’uccello di fuoco, egli lo premiò elevandolo di grado e ordinandogli di compiere un’altra grande impresa, ovvero quella di portargli la principessa Vassilissa, la quale viveva ai confini del mondo, dove il rosso sole spuntava dall’azzurro mare. Egli la voleva in sposa e se lui non avesse esaudito la sua richiesta, avrebbe conosciuto ben presto la lama della sua spada, con la quale gli avrebbe reciso la testa. Ancora una volta il giovane arciere andò a piangere dal suo cavallo. Il valente animale tentò di confortarlo dicendogli di non disperare poiché quella non era ancora la peggiore disgrazia che gli sarebbe capitata, poi lo esortò ad andare dallo Zar a chiedergli che desse loro una tenda dalla cupola d’oro e cibi e rifornimenti per il viaggio e lo Zar gli concesse ciò che chiedeva, così i due poterono mettersi in viaggio.
Cammina e cammina, giunsero dove il rosso sole spuntava dall’azzurro mare e, proprio nell’azzurro mare, videro la principessa Vassilissa su di una barchetta d’argento che vogava con i suoi remi d’oro. Dopo aver mandato il suo cavallo a pascolar la tenera erbetta di un verde praticello, il giovane arciere costruì la tenda con la cupola d’oro e poi dispose cibi e bevande varie e si accomodò in attesa della Principessa. Vassilissa non si fece attendere molto perché, non appena vide la cupola d’oro della tenda, venne attirata da quello splendore e remò verso riva, poi, una volta sulla terra ferma, si avvicinò per poter ammirare la tenda da vicino. A quel punto il giovane la invitò a dividere il cibo e le bevande con lui, lei accettò entrando nella tenda ed egli le servì un calice di vino che bevve tutto d’un fiato, per poi cadere subito in un sonno profondo. Senza alcun istante indugiare, il giovane chiamò il cavallo, smontò la tenda e con la principessa Vassilissa si fiondò al galoppo verso le terre dello Zar.
Quando lo Zar vide la principessa Vassilissa, si rallegrò moltissimo, concesse una grossa somma di denaro al giovane e lo promosse ad un grado elevatissimo, ma quando la principessa si svegliò e si rese conto di non essere più nelle sue amate terre, cominciò a piangere e ben presto cadde in depressione, mutando persino l’ aspetto del suo volto, per il forte dispiacere. Allora lo Zar, credendo di farle cosa assai gradita, pensò bene di sposarla. Ovviamente Vassilissa non voleva saperne e tentò di escogitare degli stratagemmi, così disse allo Zar che lo avrebbe sposato solo a patto che mandasse il giovane arciere nelle sue terre, affinché le recuperasse il suo abito da sposa, l’unico che avrebbe mai indossato per il suo matrimonio, che si trovava sotto una roccia in mezzo al mare. Lo Zar non si perse d’animo e intimò al giovane arciere di recuperargli in fretta quell’abito, poiché egli aveva una gran fretta di sposarsi e se lui non fosse riuscito nell’impresa, gli avrebbe mozzato la testa con la sua spada. Nuovamente il giovane andò a sfogare le sue pene dal fidato destriero e questi, sgridandolo ancora una volta per non averlo ascoltato, quando gli aveva detto di non prendere quella piuma, lo incoraggiò ripetendogli che quella non era ancora la peggior disgrazia che potesse capitargli, poi lo spronò a salirgli in groppa e si recarono nel regno di Vassilissa.
Giunti che furono in quel regno, il cavallo vide un grosso gambero che si trascinava sulla sabbia, si avvicinò e gli posò lo zoccolo sul collo, schiacciandolo contro la sabbia. Quegli, impaurito, lo supplicò di risparmiargli la vita e in cambio gli avrebbe concesso qualunque cosa avesse voluto e l’animale chiese subito il vestito da sposa della principessa Vassilissa, che si trovava sotto una grossa pietra in mezzo al mare. A quel punto il gambero urlò con voce profonda, raggiungendo ogni angolo lontano del mare e d’improvviso le acque presero a bollire e migliaia e migliaia di gamberi grossi e piccoli, iniziarono a strisciare sulla sabbia, verso il vecchio gambero, il quale ordinò loro di procurargli il vestito da sposa di Vassilissa e quelli, ubbidendo all’ordine, poco dopo glielo consegnarono. Il giovane arciere corse col suo cavallo, senza tardare un attimo di troppo e giunto nel regno dello Zar, consegnò l’abito alla principessa, la quale s’indispettì ulteriormente e disse allo Zar che non l’avrebbe sposato a meno che non avesse ordinato al giovane arciere di fare un bagno nell’acqua bollente. E lo Zar non si scompose più di tanto. Ordinò ai suoi servi di preparare un grosso pentolone di acqua e di buttarvi dentro l’arciere quando questa fosse stata abbastanza bollente. Quelli eseguirono gli ordini e trascinarono il giovane, pronti a buttarlo nel pentolone, tra le sue lacrime e le imprecazioni, maledicendosi perché non aveva dato retta al suo valente cavallo, quando gli aveva detto di non prendere quella maledetta piuma d’oro dell’uccello di fuoco.
Ormai rassegnato e pronto alla morte, il giovane chiese allo Zar un ultimo desiderio, ovvero quello di poter salutare il suo amato destriero e lo Zar gli concesse qualche minuto da passare con lui. Quello, quando lo vide così tanto disperato, gli chiese il motivo di quelle lacrime e quando egli spiegò che presto sarebbe morto in un pentolone di acqua bollente, lo rassicurò dicendogli che non sarebbe morto e nel dir ciò gli fece un incantesimo affinché il bollore non nuocesse in alcun modo al suo bianco corpo. Di ritorno dalle stalle, lo Zar ordinò che il ragazzo venisse gettato immediatamente nel pentolone ed i servi non se lo fecero ripetere e lo gettarono senza alcuna pietà, ma fu a quel punto che avvenne il prodigio. Anziché morire tra le peggiori agonie, il giovane divenne di così bell’aspetto che nessuno riuscì a non rimanerne incantato, persino la principessa Vassilissa si innamorò all’istante di lui e lo Zar, geloso ed indispettito da ciò, volle entrare anch’egli nel pentolone, ma non appena lo fece morì lessato.
Una volta seppellito lo Zar, al suo posto venne eletto l’arciere, che sposò la principessa Vassilissa e visse con lei molti anni d’amore e felicità.


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