E nel caso opposto, non ci sono state forse persone che hanno fatto del bene e in cambio sono state calunniate, torturate e assassinate? Si, ma bisogna vedere l’altra faccia della medaglia della Legge di giustizia spirituale, visto che quelli che hanno attuato conformemente alla legge dell’amore, facendo quindi del bene al prossimo, ma ricevendo in cambio ingratitudine, incomprensione, rifiuto, violenza, tortura o morte, possono assicurarsi che i loro atti saranno ricompensati nel mondo spirituale, che è il vero mondo, e non si basa sulle leggi arbitrarie degli uomini. Questo è quello che diceva Gesù “ Beati i poveri di spirito (si riferiva agli umili), perché di essi sarà il regno dei cieli. Beati quelli che piangono, perché saranno consolati”.
E perché ci deve essere uno spazio tra azione e reazione, tra il fatto e le sue conseguenze da parte di chi lo commette? Non sarebbe più giusto che la reazione all’azione fosse immediata?
La reazione avviene nel momento in cui si verifica l’azione, anche se non è immediatamente effettiva. Se l’azione è a favore delle leggi spirituali, si riceverà un “bonifico spirituale”, mentre se è contro, diciamo che si riceverà un “debito spirituale”. La “raccolta dei frutti” non si farà fino a quando lo spirito non finisca la tappa per la quale si mette alla prova e cioè quando finisce il suo periodo di incarnazione; è come quando si fa un esame: non si sa il suo risultato fino a quando non è completamente finito, né si continuerà con il programma fino a quando il professore non correggerà l’esercizio appena terminato. Quando si tratta di un fatto a favore delle leggi spirituali, in certi momenti riceverà dal mondo spirituale la ricompensa pertinente, anche se non è immediata. È come quando si fa un lavoro, non si riceve la ricompensa mentre lo si sta realizzando, ma quando è finito. Questa “ricompensa spirituale”, una volta conclusa l’incarnazione, si tradurrà finalmente in un’ascesa verso sfere di maggior evoluzione dove abitano spiriti più amorevoli. Nel caso di debito spirituale, il suo risarcimento aspetterà fino a quando lo spirito decida di sua volontà di sanare il danno che provocò. Questo implica che lo spirito debba prendere coscienza delle sue azioni perché, visto che la Legge del libero arbitrio non obbliga a farlo, è suo compito decidere quando sarà il momento di far fronte a queste circostanze ma, per avanzare spiritualmente, dovrà prima o poi affrontare e riparare il male provocato. Finché questo non succede non affronterà le prove corrispondenti e una volta finita l’incarnazione il peso degli atti realizzati contro la legge dell’amore lo tratterranno nel livello inferiore del mondo astrale, dove vivono spiriti con condizioni simili alle sue e che per la mancanza di armonia con la legge dell’amore dedicano il loro tempo facendosi del male a vicenda, facendo in modo che la vita a questi livelli sia abbastanza sciagurata e piena di sofferenza per i suoi abitanti.
E come fa lo spirito a rendersi conto del danno che ha provocato ad altre persone?
In qualche momento, nella fase di non incarnazione, lo spirito affronta un ripasso esauriente dei fatti moralmente più rilevanti dell’ultima vita. Durante questo ripasso, per ogni situazione vissuta, lo spirito non solo percepisce ciò che ha provocato in un determinato momento, ma simultaneamente percepisce i sentimenti e le emozioni degli altri esseri che subirono le conseguenze dei suoi atti, avvertendo il benessere o il malessere di questi come se fosse il proprio.
Qual'è l'obiettivo di questo ripasso?
Che lo spirito prenda coscienza delle decisioni rilevanti che ha preso in vita rispetto alle leggi spirituali, delle conseguenze dei suoi atti verso il prossimo, se attuò con amore o con egoismo e, grazie a tutto questo, l’obbiettivo finale è evolvere. Deve conoscere le questioni che ha affrontato in quella incarnazione, quelle che ha superato e quelle che ancora deve superare, visto che le prove successive dipendono in gran parte dagli atti svolti nelle incarnazioni precedenti.
Sembra essere come un giudizio finale, no?
Più o meno, ma senza nessun interesse di umiliare o castigare lo spirito. Si fa tutto ciò perché prenda coscienza de suoi atti rispetto alle leggi spirituali e rispetto agli altri esseri del creato.
E chi giudica se i suoi atti sono o no corretti?
Lui stesso, con l’aiuto di spiriti superiori. Come può essere cosciente lo spirito se è stato ingiusto o meno nel suo comportamento, se non lo è stato nella vita fisica? Perché riceve l’aiuto degli spiriti superiori che fanno chiarezza, visto che per la sua scarsa evoluzione, ancora non la possiede.
Visto che giudica se stesso, non potrebbe capitare che non sia totalmente imparziale? Come si può evitare che lo spirito agisca favorendosi?
No, non agisce favorendosi perché lo spirito si riconosce in questo stato di chiarezza spirituale indotto da questi spiriti superiori di cui ti ho parlato. In questo stato si vede la realtà così com’è, in una forma totalmente imparziale.
E cosa succede poi?
Che lo spirito si prepara per correggere e superare quei comportamenti negativi nelle prossime incarnazioni e a seconda delle sue capacità sceglie le prove che gli possono servire per rimediare. Tutto dipende dal cammino che lo spirito decide di percorrere. Da un lato c’è la riparazione lenta, però più lunga nel tempo. Dall’altro lato ci sono prove più forti che però servono per avanzare più rapidamente.
E questo succede immediatamente? Voglio dire, nella vita successiva lo spirito già rimedia quello che ha fatto in vite precedenti?
Non sempre, perché ci sono molti spiriti che non hanno mostrato nessun interesse a correggersi e quindi vengono trattenuti nelle fasce più basse dell’astrale inferiore, ritornando alla vita senza passare prima per il processo di rieducazione. Anche se lo spirito ha iniziato il processo di riforma, c’è da considerare che al principio la voglia di unirsi al bene è fragile e non riesce sopportare le prove più dure. Per questo lo spirito ha l’opzione di vivere incarnazioni di transizione nelle quali non affronta direttamente il suo debito. Esse gli serviranno di preparazione per rafforzare la sua volontà di riforma e la sua perseveranza. Le incarnazioni nelle quali lo spirito affronterà le prove più dure arriveranno quando sarà sufficientemente preparato e con una volontà di miglioramento più stabile.
Che tipo di prove spettano agli spiriti “indebitati”?
In genere soffrire sulla propria pelle circostanze simili a quelle che hanno provocato in vite precedenti, per rendersi conto di ciò che è o no in armonia con le leggi spirituali, e lavorare per riparare il danno inferto. Mi dovresti fare un esempio perché lo possa capire. Ok, immagina che uno spirito incarna nel XVIII secolo in una famiglia bianca e ricca, che ha molti beni e schiavi che gli lavorano la terra. Sicuramente, visto il contesto familiare e gli insegnamenti che ha ricevuto, questo spirito non si renderà conto che anche gli schiavi sono esseri che sentono e soffrono come lui e che la schiavitù è un’azione contro la legge dell’amore e del libero arbitrio, visto che nessuno ha il diritto di approfittarsi della volontà di un altro nel proprio interesse materialista o di qualsiasi altro tipo, e meno se questo essere è uguale a lui. Sicuramente se domandi allo spirito che è adesso un signorino se gli sembra giusto avere degli schiavi, molto probabilmente offenderesti il suo onore e ti direbbe: “come puoi paragonare uno sporco e ignorante schiavo con un signore della mia categoria”. Circostanza di “sporco, ignorante e schiavo”, che lui stesso ha contribuito a creare e mantenere. Se gli sembra che tutto questo sia corretto, allora sarà conforme a sperimentare la situazione dal lato contrario e quindi, nascendo nella prossima vita come figlio o figlia di una schiava della sua famiglia, sperimenterà la sofferenza dal lato opposto. Quindi chiedi allo spirito, che adesso è lui uno schiavo, se gli sembra bello tutto ciò. Ti dirà che è inumano e si lamenterà della sua sfortuna dicendo: Signore, cosa ho fatto io per meritarmi questo? Alla fine non ha fatto altro che raccogliere ciò che lui stesso aveva seminato. Probabilmente, dopo questa esperienza, quando sarà in condizione di cambiare le cose, ad esempio incarnandosi nuovamente come proprietario della tenuta, forse si ricorderà di quello che ha imparato precedentemente e lotterà per l’abolizione della schiavitù.
Da questo esempio, devo dedurre che gli schiavi possono essere stati signori in altre vite e aver contribuito alla schiavitù?
Si, e i signori schiavi. Uno stesso gruppo di spiriti possono aver sperimentato queste posizioni alternativamente per molte vite, fino a quando si sono resi conto che la miglior forma per rispettare la libertà di ciascuno è quella di rispettare la libertà degli altri in qualsiasi circostanza.
Ma obbligare quindi lo spirito a provare ciò che lui stesso ha fatto non equivale alla regola occhio per occhio dente per dente?
Ho già detto che non è un castigo, ma una forma per imparare. Se uno crede che ha agito giustamente e che può ricevere ciò che fece in passato, non ha niente da temere. Al contrario, desidererà raccogliere la giusta ricompensa delle sue buone azioni. Mentre, se ha agito con egoismo, danneggiando gli altri, non avrà molta voglia di raccogliere ciò che ha seminato. Se l’intenzione della legge sarebbe quella di punire il trasgressore, come una specie di vendetta, potremmo considerarlo un occhio per occhio. Nonostante tutto, l’obiettivo della legge non è castigare ma promuovere l’evoluzione dello spirito, attraverso la sperimentazione personale delle azioni provocate. Detto in un’altra maniera, la legge della giustizia spirituale pone ognuno di noi di fronte agli atti compiuti, in modo che possa trarne vantaggio. Non è necessario che passi esattamente per le stesse circostanze che ha provocato, anche se è la forma più veloce per imparare, e molti spiriti fanno questa scelta perché desiderano uscire dalla loro situazione di inferiorità spirituale, nella quale si sentono profondamente infelici.
E non esiste una forma meno drastica, perché lo spirito possa liberarsi del suo debito?
L’intensità delle prove dipende dallo spirito in questione, dalla velocità con la quale vuole liberarsi del suo debito spirituale e dalla capacità che ha di superarle. Solo quando lo spirito sarà preparato, lo liquiderà appena gli si presenti l’occasione. Come se si trattasse di un prestito bancario, ma senza interessi, lo spirito è debitore karmico. Gli si presentano varie possibilità per rifarsi, per pagare il proprio debito, scegliendo un cammino o un altro. Può decidere di saldarlo in un tempo più breve, ma con quote più alte, o in un tempo più lungo con quote più basse. Le guide spirituali normalmente optano per la seconda opzione, e quindi, pagare il debito in quote più comode, anche se in questo modo lo spirito ha bisogno di un numero maggiore di incarnazioni per saldarlo. Normalmente però, gli spiriti hanno fretta di abbandonare lo stato di tristezza in cui si trovano per il peso del danno arrecato, e tendono a scegliere le prove più intense per eliminare al più presto il karma. In ogni caso, lo spirito deve decidere se vuole affrontarle o no, e viene preparato perché possa superarle con esito positivo.
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