SOGNI NEGLI OCCHI

Posts written by Robi ro

view post Posted: 26/4/2024, 21:03 MERKAVAH IL CORPO DI LUCE - GEOMETRIA SACRA

La Merkaba è un potente simbolo di guarigione e protezione. Permette uno sviluppo energetico-spirituale accelerato e aiuta a diventare co-creatori del proprio destino

Il simbolo Merkaba è basato sul campo di energia Prana e sulla sua aura. E’ uno dei simboli più potenti del mondo. Il Merkaba aiuta la crescita spirituale e il collegamento con il te stesso superiore
La parola Mer-Ka-Ba è composta da tre sillabe corrispondenti a tre parole: Mer, Ka, Ba.

Queste parole provengono dall’antico Egitto. Esistono diversi modi di pronuncia della parola Mer-Ka-Ba come Mer-Ka-Bah, Mer-Ka-Va e Mer-Ka-Vah.

“Mer“, si riferisce a un tipo specifico di luce che era noto in Egitto al tempo della XVIII dinastia, quando le religioni furono orientate alla venerazione di un solo Dio della creazione.
Mer era visto come due campi contro-rotanti di luce che ruotano nello stesso spazio. Questi campi iniziano a ruotare sotto l’impulso di particolari atti respiratori.
“Ka“, si riferisce allo spirito individuale della persona;
“Ba“, si riferisce all’interpretazione dello spirito di una realtà particolare.

La parola ebraica Merkabah indica nel libro di Ezechiele della Bibbia e nella tradizione mistica ebraica il carro di Dio guidato da quattro angeli. Nella speculazione cabalistica e hassidica la Merkabah assume una pluralità di significati, e rivela profonde verità sulla natura del cosmo e dell’uomo.

A cosa serve la MER KA BA?

È un mezzo, un veicolo, una modalità per cambiare il proprio stato energetico, per poter ripulirsi da blocchi, armonizzarsi con il proprio essere, imparare (caso mai ancora non lo si facesse) ad amare incondizionatamente, a trasformare tutto ciò che non ci piace in Amore Incondizionato, a schermarci e a schermare ciò che vogliamo “proteggere”, serve ad allinearsi, ad espandersi all’infinito, a muoversi nello spazio e nel tempo e a molto altro ancora.

Tutti possono attivare la MER KA BA?

Si, è il nostro corpo, visto con altri occhi, bisogna solo essere consapevoli che c’è.

Il TETRAEDRO STELLA è la forma che ha il nostro Corpo di Luce.

Questo TETRAEDRO è formato da due TETRAEDRI uno rivolto con la punta verso l’alto quello del SOLE e uno rivolto verso il basso quello della TERRA. Quello del SOLE di colore rosso rappresenta l’energia elettrica e maschile, quello della TERRA di colore blu rappresenta l’energia magnetica e femminile.

La misura del lato del proprio TETRAEDRO è pari alla misura che va, con le braccia distese, dal dito medio della mano destra al dito medio della mano sinistra (UOMO VITRUVIANO).

A seconda del sesso il TETRAEDRO del Sole avrà di fronte a noi o lo spigolo (maschile) o il lato (femminile), esattamente all’opposto è posizionato il TETRAEDRO della TERRA.

E’ importante ricordare che i TETRAEDRO STELLA, sono 3, uno nell’altro, si compenetrano e hanno ognuno lo stesso volume, la stessa forma e perimetro degli altri 2.

L’utilizzo della Merkaba ci permette di sintonizzare i nostri tre corpi (fisico, emozionale, mentale ) sulle frequenze di questa realtà fisica sulla Terra. Ci aiuta nel cammino verso l’unione con il nostro Sè Superiore e ad innalzare le frequenze dei tre corpi fino a diventare sempre più luminosi.

Grazie all’ attivazione della Merkaba si può alzare il proprio livello di consapevolezza e ampliare le possibilità di creare cose e situazioni portando Amore, Salute, Bellezza e Prosperità nella vita di tutti i giorni, oltre a caricarsi di energia pranica utile per la nostra salute.

La Merkaba si può attivare in vari modi; il mezzo più conosciuto è la meditazione che ha degli effetti estremamente forti. Utilizzata sin da tempi più antichi, è particolarmente indicata per il periodo temporale in cui viviamo.

view post Posted: 26/4/2024, 14:46 FERITE EMOTIVE COME INFLUENZANO LA NOSTRA VITA - PARTI DEL CORPO - OGNI SINTOMO UN MESSAGGIO

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Le ferite emotive: come influenzano la nostra vita.

Nel corso della nostra vita, tutti noi sperimentiamo traumi e dolori emotivi, che possono lasciare ferite profonde nella nostra psiche. Queste esperienze, spesso inconsapevoli, possono influenzare negativamente il nostro comportamento, la nostra salute e il nostro benessere generale.

Anche la medicina tradizionale e la psicoterapia riconoscono l'impatto significativo dei traumi psicologici, come nel caso del disturbo da stress post-traumatico (PTSD). Tuttavia, il Dr. Reimar Banis va oltre, identificando queste ferite emotive come veri e propri "conflitti" interiori.

Secondo lo scienziato Dr. Banis, i conflitti agiscono come dei "succhiatori di energia", sottraendoci forza vitale e lasciandoci spossati e svuotati. La natura inconscia di questi conflitti li rende ancora più difficili da individuare e da affrontare, alimentando un circolo vizioso di malessere.

Per comprendere meglio il meccanismo dei conflitti, il Dr. Banis propone un paragone con i virus informatici. Proprio come un virus può danneggiare le funzioni di un computer, paralizzando l'intero sistema, i blocchi energetici causati dai conflitti emotivi possono disturbare l'equilibrio psicofisico dell'organismo.

Il processo di liberazione dai conflitti richiede un impegno attivo e una presa di coscienza profonda delle proprie ferite emotive. Con il giusto supporto e le giuste tecniche, è possibile intraprendere un percorso di guarigione che ci permetta di ritrovare il nostro equilibrio interiore e la nostra vitalità.

view post Posted: 26/4/2024, 07:27 D3VI PRENDERE LA DECISIONE GIUSTA - RISVEGLI SPIRITUALI

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DEVI PRENDERE LA DECISIONE GIUSTA!


Devi prenderti cura di te stesso, dimenticati degli altri. Se tu stai bene, il mondo migliorerà. È compito individuale di ciascuno, attivare il proprio Dio individualizzato.

Hai gli strumenti a portata di mano, l'unico requisito è il buon uso del tuo libero arbitrio per prendere la ferma decisione di fare le cose per bene.

Il maestro Saint Germain ti dà le linee guida:

"Osa essere, sentire e utilizzare questa Magna Autorità di Dio in ciascuno. Quando dici "IO SONO", RICONOSCI IL Potere che distrugge ogni barriera e opposizione".

"Ripeti, ripeti, ripeti:"

"IO SONO l'unica presenza che agisce in questo. "IO SONO l'unica presenza che agisce nel mio mondo".

"Quando SENTI e conoscerai l'enormità dell'uso di questa espressione, realizzerai l'enorme Potere del "IO SONO".

Buongiornissimo!

Juan jose Insfran

view post Posted: 26/4/2024, 06:52 IL SIGILLO AGLA - AMULETI E TALISMANI

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Sigilli e Geometria Sacra AGLA


AGLA è un talismano-parola, un Nome Magico di Dio, un Notariqon, è cioè un acronimo cabalistico il cui massimo potere è espresso dal Monogramma Decisivo,un antico simbolo protettivo di derivazione cabalistica usato da centinaia di anni, ideato da John Dee nel 1580, che lo inserì nel retro del Sigillum Dei Aemeth su indicazione dell'Angelo Uriel.
Da queste lettere si aprono a noi significati esoterici inaspettati che portano ad una nuova dimensione di conoscenza. Il Notariqon è molto usato in Alchimia e in Magia Cerimoniale per formare Nomi Segreti di Dio da versetti biblici o religiosi.
Gia' i Maghi del Medioevo inserivano AGLA in molte formule magiche, e nel Rinascimento il suo uso diffuse ancor di più.

AGLA è composta dalle iniziali di quattro parole:
"ATEH GIBOR LE-OLAM ADONAI"
"Tu o Signore Sei Potente per Sempre"
Secondo la Kabbalah ha un potere apotropaico e protegge dalle forze negative.
È una potentissima invocazione, che richiama tutto il Potere di Adonai per aiutarci e guidarci attraverso le tenebre delle cose sconosciute.
Scrivere AGLA significa creare una barriera contro gli spiriti infernali usando la Potenza di Dio per fermarli.
È ripetuto ogni giorno nella seconda benedizione dell'Amidah, la preghiera ebraica generale.

Nel Bando Minore del Pentagramma AGLA è vibrato a Nord, poiché quella è la direzione del più intenso freddo simbolico, la direzione delle tenebre, dell'ombra, dell'illusione e del non familiare. È il luogo dell'oblio, dell'ignoranza, del silenzio, della necessità e di tutte le Tenebre simboliche.
Rappresenta tutte le forze dormienti e immanifeste dell'Universo, quelle nascoste e velate, quelle che non conosciamo.
Tutte le Cose, Manifeste e Immanifeste, Luce e Tenebre, che esistevano prima, esistono adesso e esisteranno sempre sotto il Dominio di Adonai. Ecco cosa affermiamo quando vibriamo la parola AGLA.

Secondo il Notariqon queste 4 lettere possono poi essere usate proprio come un acronimo cabalistico per ricondurci a tanti diversi gruppi di parole altrettanto significativi.
Ad esempio ATAR GABOR LAILAM ADONAI (Tu Sei Forte Sempre o Signore), ARIETH GODOL LEOLAM ADONAI ( Adonai, il Signore, Sarà Grande in Eterno).

Per McGregor Mathers, il fondatore della Golden Dawn, AGLA ha anche un altro significato: A come Il Primo, A come L'ultimo, G La Trinità e L Il Completamento dell'Opera.

Anche nella tradizione massonica AGLA appare spesso, e per i massoni è Il Perfetto Sostituto della "Parola Andata Perduta", il Nome Primordiale di Dio, una rappresentazione magica del Tetragramma.

Nelle sacre scritture AGLA è l'angelo che Dio mandò a salvare Lot e la sua famiglia, inoltre Giuseppe chiama Dio AGLA.
È un angelo molto potente, che viene invocato nei riti magici per proteggere da ogni male fisico spirituale. È Lui che ci svela i misteri che racchiude l'Universo che ci permettono di essere ancora Unità con Tutti e Tutto, difendendoci e proteggendoci dai mali oscuri. È Colui che ci spinge a trasformare l'intera nostra vita in un perfetto rituale, un rito in cui ciascuna delle parti della cerimonia vivono intensamente nel ricordo di chi siamo , senza farci deviare dal nostro percorso di crescita e consapevolezza e facendoci procedere senza indugi e incertezze.
AGLA ci svela che Siamo il Nostro Stesso Scopo Divino, e per questo dobbiamo essere in Perfetta Armonia con l'Universo e L'Amore Incondizionato e Infinito.
Tutto ciò può sembrare un compito molto difficile da svolgere, ma noi siamo molto più forti di quello che pensiamo.
Dobbiamo solo abbandonare le nostre paure e pregare l'Angelo AGLA, che ci aiuterà a respingere l'Oscurità e ci donerà Saggezza, per essere una Luce per gli altri, e Intelligenza, per comprendere le Leggi Universali.

view post Posted: 26/4/2024, 06:10 La gerarchia celeste - Pseudo-Dionigi Areopagita - ARCANGELI

CAPITOLO XIV



Che significhi il nome angeli del quale è fatta menzione nella Scrittura.



ARGOMENTO. - I. Si insegna che, senza essere infinito, il numero degli Angeli è grandissimo, sì grande che gli uomini non possono immaginarlo, che Dio solo lo conosce, e che supera il numero delle creature sensibili.



I. Credo inoltre ben degno dell'attenzione delle nostre menti, ciò che viene insegnato riguardo ai santi Angeli, cioè che ve ne sono mille volte mille, e diecimila volte diecimila, raddoppiando così la Scrittura e moltiplicando l'una per l'altra le cifre più elevate che abbiamo, e con ciò facendoci veder chiaramente che ci è impossibile esprimere il numero di quelle creature. Poiché gli ordini delle armate celesti sono affollati, e sfuggono al debole e limitato apprezzamento dei nostri calcoli materiali, e la enumerazione non può esserne fatta sapientemente se non da quella conoscenza sovrumana e trascendente che comunica loro sì liberamente il Signore, saggezza increata, scienza infinita, principio sovraessenziale e causa potente di ogni cosa, forza misteriosa che governa gli esseri e li determina accogliendoli in sé.




continua...
view post Posted: 26/4/2024, 02:12 PALMANOVA LA CITTÀ PIÙ GEOMETRICA DEL MONDO - GEOMETRIA SACRA

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La città geometrica piu' bella del mondo?

E' Palmanova, in Friuli-Venezia Giulia.

Una evoluzione onirica che parte dall'esagono, si evolve in un rarissimo enneagono, ovvero in un poligono a 9 lati.
Il poligono a 9 lati si evolve in una stella a 9 punte.

Incredibili rotazioni di poligoni a lati dispari determinano, in un intreccio incredibile, in cui è possibile vedere pentagoni, e stupende rotazioni di quadrati. E' così complessa che puoi trovare come un gioco qualsiasi fantasia geometrica.
E' perfettamente orientata a nord. L'alba la illumina nell'asse orizzontale dell'esagono centrale, e tramonta sullo stesso asse.

L'Italia è il paese piu' bello del mondo.


#Palmanova
#friuliveneziagiulia

view post Posted: 25/4/2024, 16:23 4ª Legge: Legge dell’amore - LE LEGGI SPIRITUALI

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4ª Legge: Legge dell’amore



 Il destino dello spirito è quello di
raggiungere la felicità attraverso l’esperienza
dell’amore senza condizioni, per libera decisione
della volontà.

 Senza amore non c’è evoluzione. Senza
amore non c’è saggezza. Senza amore non c’è
felicità.

 L’amore è la forza che armonizza e
dinamizza l’universo spirituale.

view post Posted: 25/4/2024, 16:07 La gerarchia celeste - Pseudo-Dionigi Areopagita - ARCANGELI

CAPITOLO XIII


Perché è detto che il Profeta Isaia fu purificato da un Serafino.



ARGOMENTO.

- I. Si cerca il motivo per il quale é detto che Isaia fu purificato da un angelo del primo, e non dell'ultimo ordine. - II. Si risponde che quest'angelo non fu certamente un Serafino, ma che gli fu dato quel nome per la funzione che adempiva. - III. Si riferisce un'altra opinione: che cioè l'inviato celeste apparteneva in realtà all'ultimo ordine della gerarchia celeste, ma poiché gli era stata affidala quella missione dagli spiriti superiori, gli fu attribuito legittimamente quel nome, per lo stessa ragione per cui si può dire che un Pontefice conferisce gli ordini per mezzo del ministero dei Vescovi e il battesimo per mezzo del ministero dei preti, quando essi ricevono da lui il loro rispettivo potere. - IV. Si descrive la visione di Isaia, nella quale il Signore appare sopra il suo trono, circondato di Serafini, e si spiega come Isaia fu purificato, e si spiegano gli altri misteri di questa visione.

I. Fermiamoci ancora a considerare perché é detto che un Serafino fu inviato ad uno dei nostri teologi, dacché si domanda giustamente come mai sia stato destinato a purificare il profeta una delle più sublimi intelligenze, invece d'uno fra gli spiriti inferiori.

II. Qualcuno, per eliminare tale difficoltà, invoca prima di tutto quella intima analogia che esiste fra tutte le celesti nature: ciò posto, la Scrittura non indicherebbe che una intelligenza del primo ordine fosse discesa per purificare Isaia, ma soltanto che uno degli angeli che presiede alla nostra gerarchia ricevette in quel caso il nome di Serafino, unicamente per la funzione che egli stava per compiere, e perché doveva togliere col fuoco l'iniquità dal profeta e risuscitare nella sua anima purificata il coraggio di una santa obbedienza. Così i nostri oracoli parlerebbero qui, non già di uno fra i Serafini che circondano il trono di Dio, ma di una di quelle Virtù purificanti che stanno immediatamente sopra noi.

III. Un altro mi suggerì, relativamente a questa questione, una soluzione che non è del tutto priva di senno. Secondo lui, qualunque fosse la sublime intelligenza che con questa visione simbolica iniziò il profeta ai segreti divini, riferì prima a Dio, e poi alle prime gerarchie, il glorioso potere che gli era toccato in sorte, e cioè di comunicare in quella occasione la purità. Ora, é vera questa ipotesi? Colui che me la espose la spiegò in questo modo: La virtù divina raggiunge e penetra intimamente ogni cosa con la sua libera energia, quantunque in far ciò essa sfugga a tutti i nostri sguardi, tanto per la sublimità inaccessibile della sua pura sostanza, quanto a cagione delle vie misteriose per mezzo delle quali esercita la sua provvidenziale attività. Con ciò non si vuol dire tuttavia che non si manifesti affatto alle nature intelligenti nella misura che esse ne sono capaci; poiché, conferendo la grazia della luce agli spiriti superiori, per mezzo di essi la trasmette agli spiriti inferiori con armonia e perfezione, nella misura che la condizione e l'ordine di ciascun d'essi comporta. Ci spiegheremo più chiaramente per mezzo di esempi, i quali sebbene mal convengano alla suprema eccellenza di Dio, pure aiuteranno la nostra debole intelligenza. Il raggio del sole penetra facilmente quella materia limpida e leggera che incontra prima di tutto, e dalla quale esce pieno di luce e di splen dore; ma se si riflette su corpi più densi, per quello stesso impedimento ch'essi oppongono naturalmente alla diffusione della luce, non brilla più che d'una luce velata e fosca, e via via affievolendosi gradatamente, diventa quasi insensibile.

Similmente il calore del sole si trasmette con più intensità agli oggetti che sono più suscettibili di riceverlo e che si lasciano più agevolmente assimilare dal fuoco; in seguito la sua azione apparirà come nulla o quasi nulla a contatto con certe sostanze che gli sono opposte o contrarie; infine, e ciò è ammirabile, raggiungerà, per mezzo delle materie infiammabili, quelle che non sono tali, dimodochè, in determinate circostanze, invaderà prima i corpi che hanno con lui qualche affinità, e per mezzo di essi si comunicherà mediatamente tanto all'acqua, quanto ad ogni altro elemento che sembra respingerlo. Ora, questa legge del mondo fisico si ritrova nel mondo superiore. Ivi il sommo autore di ogni bell'ordine tanto visibile che invisibile, fa brillare prima di tutto sulle sublimi intelligenze gli splendori della sua dolce luce, e quindi i santi e preziosi irradiamenti passano mediatamente sulle intelligenze subordinate. Così quelle che per prime sono chiamate a conoscere Dio, e nutriscono l'ardente desiderio di partecipare alla sua virtù, si elevano all'onore di ricopiare veracemente in se stesse, per quanto é possibile alle creature, quella augusta immagine, e dipoi si applicano con amore ad attirare verso lo stesso fine le nature inferiori, facendo loro pervenire i ricchi tesori della santa luce, che queste continuano a trasmettere ulteriormente.

Così ciascuna comunica il dono divino a quella che la segue, e tutte partecipano, secondo il loro grado, alla munificenza della Provvidenza divina. Dio è dunque, usando un linguaggio appropriato, realmente e per natura, il principio supremo di ogni luce, perché è l'essenza stessa della luce, e perché l'essere e la visione vengono da lui; ma a sua imitazione e per i suoi decreti ogni natura superiore è in certo modo principio d'illuminazione per la natura inferiore, poiché a guisa d'un canale, lascia scorrere fino a questa le onde della luce divina. Perciò tutti gli ordini degli Angioli considerano giustamente il primo ordine della celeste milizia che vien subito dopo Dio, come il principio di ogni sacra conoscenza e di ogni pio perfezionamento, inviando esso a tutti gli altri beati spiriti, e quindi anche a noi, i raggi dell'eterno splendore. Da ciò consegue che, se essi riferiscono a Dio le loro auguste funzioni e la loro santità, come a Colui che é il loro creatore, d'altra parte le riferiscono anche alle più elevate tra le pure intelligenze che sono chiamate per prime a compierle e ad insegnarle alle altre.

Il primo ordine delle gerarchie celesti possiede dunque, in maggior misura di tutti gli altri, e un divorante ardore e una larga parte nel tesoro della saggezza infinita, e la sapiente e sublime esperienza dei misteri sacri, e quella proprietà dei Troni che annunzia una intelligenza continuamente preparata alle visite della divinità. Gli ordini inferiori partecipano, è vero, all'amore, alla saggezza, alla scienza, all'onore di ricevere Dio; ma queste grazie non giungono loro che più debolmente ed in modo subalterno, e non si elevano verso Dio se non per mezzo dell'aiuto degli angeli superiori, che furono per primi arricchiti dei benefici celesti. Ecco perché le nature meno sublimi riconoscono per loro iniziatori questi spiriti più nobili, riferendo prima a Dio, e poi ad essi, le funzioni che hanno l'onore di compiere.

IV. Il nostro maestro diceva adunque che la visione era stata manifestata al teologo Isaia da uno dei santi e beati angioli che presiedono alla nostra gerarchia, e che il profeta, in tal modo illuminato e condotto, aveva goduto quella contemplazione sublime, nella quale, per parlare un linguaggio simbolico, gli apparvero le più alte intelligenze assise immediatamente al di sotto di Dio e circondanti il suo trono; e, in mezzo al corteggio, la sovrana maestà nello splendore della sua essenza ineffabile, elevantesi su quelle Virtù sì perfette. In queste visioni il profeta intese che la Divinità, per la superiorità infinita della sua natura, supera senza confronto ogni potenza visibile ed invisibile, e che è assolutamente separata dagli altri esseri e non ha nulla di simile neppure alle più nobili sostanze; imparò che Dio è il principio e la causa di tutte le nature, e la base incrollabile della loro permanente durata, e che da lui dipendono l'essere e il benessere anche della creature più auguste; seppe inoltre quali sono le virtù interamente divine dei Serafini, il cui nome misterioso esprime così bene l'ardore infiammato, come diremo un po' più avanti, quando, secondo la nostra possibilità, cercheremo di spiegare come l'ordine serafico si elevi verso il suo adorabile modello. Il libero e sublime sforzo col quale gli spiriti dirigono verso Dio il loro triplice potere, é simboleggiato dalle sei ali delle quali sembravano rivestiti agli occhi del profeta. Parimente quei piedi e quei volti innumerevoli che la visione faceva passare sotto il suo sguardo, gli servivano di insegnamento, nello stesso modo delle ali che velavano i piedi, di quelle che velavano il volto e di quelle che sostenevano il costante volo degli angeli; poiché, penetrando il senso misterioso di questo spettacolo, egli intendeva di quale vivacità e potenza di intuizione sieno dotate quelle nobili intelligenze, e con quale religioso rispetto si astengano dal ricercare con temeraria ed audace presunzione i profondi e inaccessibili segreti di Dio, e come si studino d'imitare la Divinità con infaticabile sforzo e in un concerto armonioso. Egli intendeva quell'inno di gloria sì grandioso e sempre ripetuto, poiché l'angelo gli comunicava la scienza, per quanto gli era possibile, nel tempo stesso che gli metteva la visione sotto gli occhi.

Infine il suo celeste iniziatore gli faceva conoscere che la purità degli spiriti, qualunque essa sia, consiste nella partecipazione alla luce e alla santità immacolata.

Ora Iddio stesso, per ineffabili motivi e per un'opera incomprensibile, comunica questa purità ad ogni creatura spirituale; ma essa é assegnata più abbondantemente e in modo più evidente a quelle Virtù supreme che circondano più d'appresso la Divinità. Per ciò che riguarda e gli ordini subalterni della gerarchia angelica e la gerarchia umana tutta quanta, quanto più un'intelligenza é lontana dal suo augusto principio, più il dono divino che giunge a lei diminuisce di splendore e si nasconde nel mistero della sua unità impenetrabile. Esso raggia sulle nature inferiori attraverso alle nature superiori, e per dir tutto in una sola parola, esce per mezzo del ministero delle potenze più alte, dal fondo della sua adorabile oscurità. Così Isaia, santamente illuminato da un angelo, vide che la virtù purificatrice e tutti i divini ordini che per primi son ricevuti dagli spiriti più sublimi, scendono subito dopo su tutti gli altri, a seconda della capacità che trovano in ciascuno di essi. Perciò il Serafino gli apparve come l'autore, dopo Dio, della purificazione che egli descrive. Non é dunque irragionevole l'affermare che un Serafino purificò il poeta. Perché, come Dio purifica ogni intelligenza, precisamente perché egli é il principio d'ogni purità; ovvero, per servirmi di un esempio familiare, come il nostro Pontefice quando purifica e illumina per mezzo del ministero dei suoi diaconi e dei suoi preti, si dice giustamente che purifica e illumina, poiché coloro che egli ha elevati agli ordini sacri ripetono da lui le loro nobili funzioni; così quelli'angelo che fu scelto per purificare il profeta attribuì la scienza e la virtù del suo ministero anzitutto a Dio, come alla causa suprema, e poi al Serafino, come al primo iniziatore creato. Possiamo dunque figurarci l'angelo nell'atto di istruire Isaia con queste pie parole: «Il principio supremo, l'essenza, la causa creatrice di quella purificazione che opero in te, é Colui che ha dato l'essere alle più nobili sostanze, che conserva immutabile la loro natura e pura la loro volontà, e che le invita a partecipare per prime della sua provvidenziale sollecitudine». (Questo significa l'ambasciata del Serafino al profeta, secondo il parere di colui che mi spiegò questa questione). «Ora, quegli spiriti sublimi, nostri pontefici e nostri maestri, dopo Dio, nelle cose sante, che mi hanno insegnato a comunicare la divina purità, sono quelli che per mezzo mio ti purificano, e di cui il benefico autore di ogni purificazione impiega il ministero per trarre dal suo segreto, e inviare agli uomini i doni della sua attiva provvidenza». Ecco ciò che m'insegnò il mio maestro, e che io ti trasmetto, o Timoteo (Timoteo era collega a Dionigi nel sacerdozio e amico di lui. A Timoteo sono dedicati anche i libri dei Nomi Divini e della Teologia Mistica ). Ora lascio alla tua scienza e al tuo discernimento di risolvere la difficoltà per mezzo del l'una o dell'altra delle ragioni proposte, e di preferire la seconda come ragionevole e bene immaginata, e forse come più esatta; o di scoprire colle tue proprie investigazioni qualche cosa di più conforme alla verità; o, infine, con la grazia di Dio che dona la luce, e degli Angeli che ce la trasmettono, d'imparare da qualche altro una miglior soluzione. In questo caso, fammi parte della tua buona fortuna; poiché il mio amore per i santi Angeli si rallegrerà di possedere dei dati più chiari intorno a questa questione.




continua...
view post Posted: 25/4/2024, 16:05 La gerarchia celeste - Pseudo-Dionigi Areopagita - ARCANGELI

CAPITOLO XII


Il perché si da il nome di angeli ai pontefici della nostra gerarchia.



ARGOMENTO.

- I. Si cerca di trovare la ragione per la quale il prete vien chiamato da un profeta l'angelo del Signore Onnipotente, mentre é certo che la perfezione dei superiori non si trova negli inferiori.

- II. Si risponde che gli inferiori, per quanto non uguaglino la perfezione dei superiori, gli imitano, gli assomigliano per qualche lato, e possono ricevere il loro nome.

- III. Si conferma l'opportunità di questa soluzione, osservando che gli angeli e gli uomini sono chiamati, talvolta, Dei.

I. Coloro che si applicano alla meditazione dei nostri profondi oracoli pongono anche questa questione: se é vero che l'inferiore non partecipa interamente delle qualità del superiore, perché nella Santa Scrittura i nostri pontefici sono chiamati angioli del Signore Onnipotente? (Malachia II. 7 - Apocalisse II).

II. Ora queste parole non sembrano affatto contrarie alle nostre precedenti affermazioni; poiché se la perfezione dei primi ordini non si trova fra gli ultimi in tutta la sua eccellenza, tuttavia é loro comunicata in proporzione della loro capacità, per la legge di quell'armonia che unisce tutte le cose. I Cherubini godono senza dubbio d'una saggezza e di una conoscenza meravigliose; ma gli spiriti inferiori partecipano pure della saggezza e della conoscenza, sebbene in modo meno sublime e abbondante, essendone meno degni. Così il dono della conoscenza e della saggezza é comune a tutte le intelligenze celesti, ma ciò che é proprio di ciascuna, ciò che é determinato dalla loro rispettiva natura. é di ricevere il beneficio divino immediatamente ed in primo luogo, oppure mediatamente e in grado inferiore.
E non ci s'inganna applicando questo stesso principio a tutti gli spiriti angelici, poiché come nei primi brillano gli augusti attributi degli ultimi, così questi possiedono le qualità di quelli, sebbene con meno eccellenza e perfezione. Non é dunque assurdo, come si vede, che la teologia dia il nome di angeli ai pontefici della nostra gerarchia, poiché, nella misura delle loro forze, si associano al ministero degli
angeli per la funzione d'insegnare, e, per quanto é permesso all'umanità, si studiano di rassomigliar loro mediante l'interpretazione dei sacri misteri.

III. Per di più, voi potete sapere che si chiamano dei le nature celesti che stanno al di sopra di noi, e questo nome conviene anche ai santi e pii personaggi che adornano i nostri ordini, quantunque la sovrana e misteriosa essenza di Dio sia assolutamente incomunicabile e superiore a tutto, e quantunque nulla possa con giustezza e con rigore essergli reputato somigliante. Ma quando la creatura, sia puramente spirituale, sia ragionevole, provandosi con ardore ad unirsi al suo principio ed aspirando incessantemente e con tutte le sue forze agli splendori celesti, giunge ad imitare Dio, se questa espressione non é troppo ardita, allora riceve gloriosamente il nome santo di Dio.



continua...
view post Posted: 25/4/2024, 12:02 IL SENATO SAPEVA CHE ERANO SIERI GENICI MRNA SPERIMENTALI - CROLLA CABALA CROLLA/ NESARA GESARA

LEGGETE COSA HA MESSO NERO SU BIANCO IL SENATO ITALIANO SU QUESTI PSEUDO VACCINI.

E' IL DOCUMENTO PIU' IMPORTANTE CHE CONFERMA LE DICHIARAZIONI DI MOLTI ESPERTI RICERCATORI, BIOLOGI, VIROLOGI, IMMUNOLOGI, PATOLOGI E MEDICI SPECIALISTI IN GENERALE.

TUTTI I VACCINATI CHE DA ALLORA SI SENTONO STANCHI E HANNO QUALCHE GENERE DI PROBLEMA PIÙ SERIO, COSI' COME I PARENTI DELLE PERSONE MORTE DOPO LA VACCINAZIONE,

... udite udite! .....

POTRANNO RICHIEDERE RISARCIMENTI DANNI A CHI GLI HA INOCULATO IL VACCINO SENZA UNA REALE CONSAPEVOLEZZA.

ANCHE I MEDIA E I GIORNALISTI SONO COINVOLTI NELLO SCEMPIO.

Sappiate che il governo (vedere link www.senato.it, alla fine del messaggio) con l'atto di sindacato ispettivo n 1-00388 della legislatura 18, afferma che i "vaccini Anticovid" che sono stati messi in commercio sono SPERIMENTALI, con dati molto limitati sulla sicurezza a breve termine o non disponibili (...).

La tecnologia del vaccino mRNA non è mai stata approvata per l'uso sull'uomo (...).

I potenziali effetti a insorgenza tardiva possono richiedere mesi o anni per manifestarsi.

Non lo dice qualcuno in chat ma chi governa.

Nel frattempo le cure domiciliari efficaci esistevano già da tempo ma le hanno impedite per giustificare l'uso del mRNA.

Chi ha firmato il consenso informato per l'inoculazione non si rendeva conto di ciò che faceva. Proprio perché convinto bonariamanete dal proprio medico o dal medico degli Hub di vaccinazione.

Fonte: Senato della Repubblica
DOCUMENTO: Legislatura 18 Atto di Sindacato Ispettivo n° 1-00388
http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/show...g=18&id=1299973

DOBBIAMO DIFFONDERLO OVUNQUE.
OGNUNO DI NOI DEVE STAMPARE COPIE DA DISTRIBUIRE.

Rinfreschiamoci la memoria per non dimenticare.

https://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/sho...g=18&id=1299973

💥💥💥💥 NOTIZIA BOMBA ED È DEL SENATO ITALIANO, CONDIVIDETE IL PIÙ POSSIBILE.

view post Posted: 25/4/2024, 06:30 L’UCCELLO DI FUOCO E VASSILISSA LA PRINCIPESSA - RACCONTI INCANTATI

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L’UCCELLO DI FUOCO E VASSILISSA LA PRINCIPESSA ( Fiaba Russa)


C’era una volta, in un lontano reame, uno Zar molto forte e potente. Al servizio dello Zar vi era un giovane arciere e costui possedeva un cavallo assai valente. Un giorno, mentre l’arciere era a caccia, vide lungo il sentiero, una bellissima piuma d’oro dell’uccello di fuoco. Immediatamente il suo cavallo gli consigliò di lasciarla stare e di non prenderla, altrimenti avrebbe passato un brutto guaio, ma quello, attirato dalla fiamma che splendeva attraverso la piuma, pensò che se l’avesse raccolta e regalata allo Zar, ne avrebbe di certo guadagnato un premio. Così, ignorando il suggerimento del fidato cavallo, la raccolse e la portò allo Zar per fargliene dono e quello apprezzò tantissimo il regalo. Lo apprezzò talmente tanto che pretese che il giovane arciere gli portasse, oltre la piuma d’oro, anche l’uccello di fuoco altrimenti, con la sua spada, gli avrebbe mozzato la testa.
Il giovane sprovveduto, corse immediatamente a piangere dal suo cavallo che lo sgridò per non averlo ascoltato, ma gli disse pure di non preoccuparsi, poiché quel problema lo avrebbero risolto, anche se i veri guai sarebbero giunti in seguito, poi gli suggerì di chiedere allo Zar di spargere, per il giorno seguente, cento sacchi di grano, lungo tutti i campi e lo Zar fu ben lieto di acconsentire a quell’insolita richiesta. L’indomani, all’alba, arciere e cavallo si recarono sui campi e, mentre l’animale venne lasciato libero di pascolare, egli si nascose dietro il tronco di un albero e, dopo un po' , ecco giungere l’uccello di fuoco che, sceso sul campo, iniziò a cibarsi dei chicchi di grano. Distratto com’era dal cibo, non si accorse per tempo del cavallo che gli si avvicinò e gli piantò uno zoccolo sull’ala, schiacciandolo contro il terreno e impedendogli qualsiasi movimento, in maniera tale che l’arciere, uscito da dietro il tronco, poté catturarlo facilmente con una rete e delle corde, grazie alle quali lo imprigionò e lo portò allo Zar, molto felice e soddisfatto che il giovane avesse portato a compimento l’incarico.
E siccome era stato tanto bravo da riuscire a catturare l’uccello di fuoco, egli lo premiò elevandolo di grado e ordinandogli di compiere un’altra grande impresa, ovvero quella di portargli la principessa Vassilissa, la quale viveva ai confini del mondo, dove il rosso sole spuntava dall’azzurro mare. Egli la voleva in sposa e se lui non avesse esaudito la sua richiesta, avrebbe conosciuto ben presto la lama della sua spada, con la quale gli avrebbe reciso la testa. Ancora una volta il giovane arciere andò a piangere dal suo cavallo. Il valente animale tentò di confortarlo dicendogli di non disperare poiché quella non era ancora la peggiore disgrazia che gli sarebbe capitata, poi lo esortò ad andare dallo Zar a chiedergli che desse loro una tenda dalla cupola d’oro e cibi e rifornimenti per il viaggio e lo Zar gli concesse ciò che chiedeva, così i due poterono mettersi in viaggio.
Cammina e cammina, giunsero dove il rosso sole spuntava dall’azzurro mare e, proprio nell’azzurro mare, videro la principessa Vassilissa su di una barchetta d’argento che vogava con i suoi remi d’oro. Dopo aver mandato il suo cavallo a pascolar la tenera erbetta di un verde praticello, il giovane arciere costruì la tenda con la cupola d’oro e poi dispose cibi e bevande varie e si accomodò in attesa della Principessa. Vassilissa non si fece attendere molto perché, non appena vide la cupola d’oro della tenda, venne attirata da quello splendore e remò verso riva, poi, una volta sulla terra ferma, si avvicinò per poter ammirare la tenda da vicino. A quel punto il giovane la invitò a dividere il cibo e le bevande con lui, lei accettò entrando nella tenda ed egli le servì un calice di vino che bevve tutto d’un fiato, per poi cadere subito in un sonno profondo. Senza alcun istante indugiare, il giovane chiamò il cavallo, smontò la tenda e con la principessa Vassilissa si fiondò al galoppo verso le terre dello Zar.
Quando lo Zar vide la principessa Vassilissa, si rallegrò moltissimo, concesse una grossa somma di denaro al giovane e lo promosse ad un grado elevatissimo, ma quando la principessa si svegliò e si rese conto di non essere più nelle sue amate terre, cominciò a piangere e ben presto cadde in depressione, mutando persino l’ aspetto del suo volto, per il forte dispiacere. Allora lo Zar, credendo di farle cosa assai gradita, pensò bene di sposarla. Ovviamente Vassilissa non voleva saperne e tentò di escogitare degli stratagemmi, così disse allo Zar che lo avrebbe sposato solo a patto che mandasse il giovane arciere nelle sue terre, affinché le recuperasse il suo abito da sposa, l’unico che avrebbe mai indossato per il suo matrimonio, che si trovava sotto una roccia in mezzo al mare. Lo Zar non si perse d’animo e intimò al giovane arciere di recuperargli in fretta quell’abito, poiché egli aveva una gran fretta di sposarsi e se lui non fosse riuscito nell’impresa, gli avrebbe mozzato la testa con la sua spada. Nuovamente il giovane andò a sfogare le sue pene dal fidato destriero e questi, sgridandolo ancora una volta per non averlo ascoltato, quando gli aveva detto di non prendere quella piuma, lo incoraggiò ripetendogli che quella non era ancora la peggior disgrazia che potesse capitargli, poi lo spronò a salirgli in groppa e si recarono nel regno di Vassilissa.
Giunti che furono in quel regno, il cavallo vide un grosso gambero che si trascinava sulla sabbia, si avvicinò e gli posò lo zoccolo sul collo, schiacciandolo contro la sabbia. Quegli, impaurito, lo supplicò di risparmiargli la vita e in cambio gli avrebbe concesso qualunque cosa avesse voluto e l’animale chiese subito il vestito da sposa della principessa Vassilissa, che si trovava sotto una grossa pietra in mezzo al mare. A quel punto il gambero urlò con voce profonda, raggiungendo ogni angolo lontano del mare e d’improvviso le acque presero a bollire e migliaia e migliaia di gamberi grossi e piccoli, iniziarono a strisciare sulla sabbia, verso il vecchio gambero, il quale ordinò loro di procurargli il vestito da sposa di Vassilissa e quelli, ubbidendo all’ordine, poco dopo glielo consegnarono. Il giovane arciere corse col suo cavallo, senza tardare un attimo di troppo e giunto nel regno dello Zar, consegnò l’abito alla principessa, la quale s’indispettì ulteriormente e disse allo Zar che non l’avrebbe sposato a meno che non avesse ordinato al giovane arciere di fare un bagno nell’acqua bollente. E lo Zar non si scompose più di tanto. Ordinò ai suoi servi di preparare un grosso pentolone di acqua e di buttarvi dentro l’arciere quando questa fosse stata abbastanza bollente. Quelli eseguirono gli ordini e trascinarono il giovane, pronti a buttarlo nel pentolone, tra le sue lacrime e le imprecazioni, maledicendosi perché non aveva dato retta al suo valente cavallo, quando gli aveva detto di non prendere quella maledetta piuma d’oro dell’uccello di fuoco.
Ormai rassegnato e pronto alla morte, il giovane chiese allo Zar un ultimo desiderio, ovvero quello di poter salutare il suo amato destriero e lo Zar gli concesse qualche minuto da passare con lui. Quello, quando lo vide così tanto disperato, gli chiese il motivo di quelle lacrime e quando egli spiegò che presto sarebbe morto in un pentolone di acqua bollente, lo rassicurò dicendogli che non sarebbe morto e nel dir ciò gli fece un incantesimo affinché il bollore non nuocesse in alcun modo al suo bianco corpo. Di ritorno dalle stalle, lo Zar ordinò che il ragazzo venisse gettato immediatamente nel pentolone ed i servi non se lo fecero ripetere e lo gettarono senza alcuna pietà, ma fu a quel punto che avvenne il prodigio. Anziché morire tra le peggiori agonie, il giovane divenne di così bell’aspetto che nessuno riuscì a non rimanerne incantato, persino la principessa Vassilissa si innamorò all’istante di lui e lo Zar, geloso ed indispettito da ciò, volle entrare anch’egli nel pentolone, ma non appena lo fece morì lessato.
Una volta seppellito lo Zar, al suo posto venne eletto l’arciere, che sposò la principessa Vassilissa e visse con lei molti anni d’amore e felicità.


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view post Posted: 23/4/2024, 19:29 Miscela rilassante: L'olio dell'adattabilità - AROMATERAPIA

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Sante di Giuseppe

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